Como, taglio dei vitalizi
Gli ex onorevoli: «Facciamo ricorso»

Dopo il via libera di Montecitorio alle modifiche. Decurtazioni anche del 79%, pari a 7mila euro al mese. Ostinelli, Rizzi e Tagliabue: «Legge incostituzionale»

Non ci stanno ad essere indicati come il male assoluto della politica e nemmeno ad essere definiti «ladri». E annunciano ricorso perché «la legge è incostituzionale» e perché «agire retroattivamente è pericoloso per tutti perché vuol dire toccare i diritti acquisiti di tutti».

La pensano così gli ex deputati comaschi che si vedranno tagliare il vitalizio. «Non è vero che è stato applicato il principio secondo il quale vengono ricalcolati con il contributivo, ma c’è un meccanismo che non conosciamo - dice Gabriele Ostinelli, che subirà un taglio del 43,62% (da 4.725 a 2.664 euro lordi mensili) - È sbagliato modificare il sistema del vitalizio tanti anni fa. Farò sicuramente ricorso anche perché il principio che sta passando è pericoloso poiché si potranno toccare anche le pensioni da mille euro. Si tratta di un’operazione indegna e sbagliata». E ancora: «Quando sono diventato deputato ho solo seguito le disposizioni del consiglio di presidenza. Quello che mi offende è sentire le dichiarazioni di Di Maio secondo cui sarei un ladro di privilegi, ma non è così e per questo presenterò querela nei suoi confronti. Io non ho rubato nulla e non sono un ladro. Mi amareggia anche che Salvini accetti tutto questo, visto i soldi che noi abbiamo dato al partito negli anni».

L’altro leghista, Cesare Rizzi, è il meno penalizzato tra gli otto onorevoli che percepiscono il vitalizio. Per lui, infatti, è previsto un taglio del 4,65% (da 4.725 a 4.505 euro lordi al mese), ma farà ricorso lo stesso. «Questa legge - spiega - è incostituzionale. Farò ricorso innanzitutto per una questione di principio. I Cinque Stelle credono di essere ancora in campagna elettorale e la Lega che ha votato il provvedimento per avere altri via libera in cambio?».

Di poche parole Gianfranco Tagliabue (decurtazione prevista del 66,2% da 6.590 a 2.227 euro) che liquida il tutto limitandosi a dire: «Non voglio commentare. Il ricorso? Verrà fatto di sicuro».

Sotto la scure dei tagli anche Italo Briccola (riduzione del 75,24% da 4.725 a 1.169 euro), Marco Romanello (meno 53,71% da 3.108 a 1.438 euro) e il più penalizzato di tutto Renzo Pigni (per lui un taglio addirittura del 79,31%, da 8.455 a 1.749 euro).

Infine Marte Ferrari che si vedrà decurtare la pensione del 39,27% (da 8.828 a 5.361 euro lordi al mese).

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