Con questi contagi
a Como 20 vittime a giorno
senza le vaccinazioni

Nel 2020 meno casi, ma i morti ora sono un decimo. Con i numeri di oggi gli ospedali sarebbero al collasso. Dal confronto con il passato l’importanza dei vaccini

Se la clamorosa esplosione di contagi di queste ultime due settimane fosse arrivata nell’autunno 2020, oggi in provincia di Como piangeremmo non meno di venti morti al giorno. E invece nonostante un numero di positivi di gran lunga superiore al periodo più buio del novembre pre-vaccini (nella settimana che si è chiusa ieri la media degli attualmente positivi in Lombardia è stata pari a 213893 persone, ovvero +36% rispetto alla settimana 15-21 novembre 2020), le vittime del virus oggi sono quasi un decimo di quelle di allora.

Ancora più eclatante il dato sui ricoveri, soprattutto in rianimazione, perché facendo una proporzione con i numeri della seconda tragica ondata, in questo momento la Lombardia dovrebbe avere l’85% dei posti letto in rianimazione occupati per pazienti Covid e non, com’è invece è, “solo” il 14,1%. Alla fine i numeri non mentono. E raccontano una realtà talmente diversa rispetto a neppure 14 mesi fa che anche il più scettico tra gli scettici non può che concordare sul fatto che i vaccini hanno avuto un ruolo essenziale per salvare vite umane.

Il confronto

Innanzitutto partiamo dall’analisi dei contagi. Mai in precedenza, forse neppure nella prima ondata (anche se i dati dell’epoca sono totalmente inaffidabili per poter fare un confronto valido), si è assistito a un così alto numero di contagi in così breve tempo. Nell’ultima settimana, dal 27 dicembre a ieri, i nuovi casi in Lombardia sono stati poco meno di 200mila, un numero clamoroso (in provincia di Como sono stati poco meno di 10mila, cioè si è concentrato in una sola settimana il 12% del numero complessivo di contagi dall’inizio della pandemia), che non ha precedenti. Basti dire che nella prima metà di novembre 2020 si viaggiava al ritmo di meno di 60mila casi alla settimana in regione.

E nonostante questo all’epoca siamo arrivati a sfiorare (nel picco più alto) i 1400 morti in una sola settimana (oltre 110 dei quali nella nostra provincia), abbiamo avuto fino a 8391 pazienti ricoverati in ospedale con i sintomi del Covid e ben 949 persone intubate in rianimazione per colpa del virus. Nella settimana tra il 27 dicembre 2020 e il 2 gennaio 2021, quando la seconda ondata aveva finalmente perso forza e gli attualmente positivi erano un quarto rispetto a oggi, i morti sono stati più del doppio, in ospedale c’erano ancora oltre 3500 pazienti e nelle rianimazioni quasi 500.

L’incidenza dei vaccini

Cos’è cambiato rispetto alla fine del 2020? Che a gennaio 2021 sono iniziati ad arrivare i vaccini. Tra l’altro i numeri più drammatici di questi giorni, ovvero quello sui decessi e sui casi più gravi, coinvolge in grandissima maggioranza persone non vaccinate o parzialmente vaccinate.

In attesa delle ultime elaborazioni - che l’Istituto Superiore di Sanità dovrebbe diffondere questa settimana - gli ultimi dati sui decessi dovuti al Covid in base all’avvenuta vaccinazione o meno si riferiscono al periodo tra il 22 ottobre e il 21 novembre scorso. I numeri erano chiari: il 57% dei decessi nella fascia tra i 12 e i 79 anni avvenuti a causa del virus hanno coinvolto persone non vaccinate (o, ma in misura minima, con una sola dose di vaccino), e questo seppure i vaccinati sono una minoranza (circa il 15%) della popolazione.

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