Coronavirus, mascherine
made in Como
Grazie alla Canepa

Tessitura del Salento del gruppo comasco riconverte la produzione per realizzare i presidi sanitari

C’è anche la Tessitura del Salento Industriale, unità che fa capo al gruppo Canepa, tra le aziende che hanno deciso di riconvertire la propria produzione per far fronte all’emergenza mascherine.

«Al personale è venuta l’idea e mi hanno trovato subito d’accordo, visto quanto è prezioso questo strumento di protezione per i nostri presidi chirurgici, per il personale medico e infermieristico, ma anche per uso del nostro personale in tessitura e nei reparti dov’è obbligatorio», spiega Michele Canepa, divenuto proprietario del sito di Melpignano dopo aver rilevato le quote della holding di famiglia.

Ben 576 lavoratori nel gruppo. Il rilevante calo di ordini ha reso ancora più difficile la salvaguardia dei 110 lavoratori. L’emergenza potrebbe rappresentare anche una svolta per salvaguardare il loro futuro.

«Tutti i dipendenti, solidali, hanno chiesto di rispondere alla richiesta di aiuto del Governo - continua l’industriale - La tessitura vanta un parco macchine di ben 96 telai, è una delle più grandi d’Italia, e normalmente realizza tessuti per abbigliamento e accessori. Annesso c’è un laboratorio per la confezione di cravatte e foulard. In un paio di giorni sono stati realizzati dei campioni in cotone idrorepellente che oggi verranno consegnati all’Unità di Crisi della Regione Puglia per la certificazione. Vista l’urgenza, chiederemo la possibilità di produrre in deroga». A regime si potranno produrre migliaia di mascherine al giorno.

«Il nostro tessuto è adatto perché “sanificato” grazie a un procedimento che utilizza il Chitosano - precisa l’industriale - Una sostanza di origine naturale, atossica, biocompatibile e biodegradabile, ottenuta dallo scheletro esterno dei crostacei. Un brevetto esclusivo di Canepa, messo a punto anche per il risparmio idrico ed energetico. Con SAVEtheWATER-Kitotex non ci sono emissioni di CO2». La Tessitura del Salento è quindi pronta ad entrare nella rete di imprese nazionali che hanno deciso di mettere a disposizione le loro strutture e competenze per implementare la produzione di mascherine.

Se la Regione Puglia darà l’autorizzazione, Canepa è pronto a dismettere parte dell’attività tradizionale della tessitura e del laboratorio, che verrebbe addirittura potenziato con nuove risorse umane. Una decisione che segue quella di altri gruppi leader nel mondo della moda. Vedi il gruppo Miroglio di Alba, che dallo scorso giovedì ha convertito parte della propria produzione in mascherine chirurgiche in cotone idrorepellente da destinare al Piemonte. La prima consegna è stata di 20 mila pezzi, a seguire 600 mila. Il costo di produzione di questo primo lotto è stato totalmente coperto da Giuseppe Miroglio, vicepresidente e azionista del gruppo.

In Lombardia anche i fondatori e titolari della BC Boncar di Busto Arsizio, azienda dal 1998 specializzata nella produzione di packaging luxury per note case di moda nazionali e internazionali, ha messo a disposizione i propri impianti. «Nel Comasco la riconversione è molto complessa, non è certo realizzabile in tempi brevi, per la tipologia di macchinari in uso» conclude Michele Canepa.

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