Covid, boom di casi a ottobre
Pochi anticorpi e l’effetto-Milano

Agli ultimi posti in Lombardia a marzo-aprile, ora il Lario è quarto per tasso di crescita

I contagi in Lombardia dall’inizio di ottobre alla scorsa settimana fanno segnare un incremento percentuale esplosivo, in relazione alla popolazione residente, soprattutto a Varese, Monza e Milano. Una crescita superiore al 60%. Ma subito dietro, al quarto posto, c’è Como, con aumento che sfiora il 40%. La nostra provincia è a lungo stata una di quelle meno colpite dalla pandemia a livello lombardo, non solo per il numero dei positivi, ma anche per il numero dei ricoverati e dei morti. Sia chiaro, la primavera è stata drammatica anche sul nostro territorio, ma molto, molto meno rispetto a quanto vissuto a Bergamo, Brescia e Cremona. Tre territori che ora sono in fondo alla classifica della crescita del contagio.

«Non è un caso, a Bergamo le statistiche sui test sierologici ci dicono che un 40% della popolazione ha già incontrato la malattia ed ha sviluppato gli anticorpi – spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università di Milano e direttore sanitario dell’istituto di ricerca Galeazzi – l’epicentro della pandemia tra marzo e aprile ha acquisito una sorta di immunità. Ecco perché adesso cresce così poco. Al contrario, territori come Como e Varese sono molto più vergini, sono un campo libero per il virus. Non sappiamo con certezza quanto a lungo gli anticorpi anti Covid perdurino nell’organismo, quanto sia lunga la memoria immunitaria, ma è ipotizzabile che le persone che si sono ammalate all’inizio dell’anno adesso siano ancora coperte. I casi di reinfezioni al mondo sono pochissimi. Alcune ipotesi sostengono che gli anticorpi restano attivi tra i tre e i quattro anni».

La scelta del coprifuoco

Molti esperti leggendo l’andamento dell’epidemia guardano con grande preoccupazione ai dati di Milano. Per la concentrazione umana, lavorativa, per la difficoltà nei controlli e nei tracciamenti. Si rincorrono ipotesi su un lockdown del capoluogo lombardo. «Anche Milano nella prima ondata è stata meno colpita dall’epidemia – dice Pregliasco – in più Milano crea un’interconnessione forte nel mondo produttivo e sociale con territori vicini, come ad esempio Como. Una Como non lontana dalla Svizzera, un paese dove il contagio corre veloce». Non resta che sperare che le risposte messe in campo, la parziale chiusura decisa dal governo e ribadita dalla Regione, portino presto ad un calo della curva. Certo le norme anti contagio oggi non sono il lockdown totale di marzo e aprile. «Il decreto della presidenza del consiglio e l’ordinanza regionale non possono avere degli effetti immediati – spiega il virologo – potremo valutarne l’impatto tra un paio di settimane. C’è un tempo per la trasmissione e l’incubazione del virus che è il riflesso dei comportamenti umani».

Ridurre la pressione

«L’auspicio - conclude - è che queste misure ci diano almeno un po’ di fiato. Dobbiamo trovare il modo di recuperare terreno in particolare sul sistema dei tracciamenti che ormai è saltato. Se queste iniziative porteranno anche solo ad una parziale riduzione dei contagi si potrebbe cercare di ridurre la pressione che sta schiacciando la rete ospedaliera».

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