Covid, gli infermieri delle cooperative
«Eroi? A noi nemmeno un euro di bonus»

Rabbia tra il personale sanitario: «Eppure abbiamo faticato e sofferto allo stesso modo»

Gli infermieri e gli operatori sanitari al lavoro al Sant’Anna durante l’emergenza Covid, assunti tramite cooperative esterne, non hanno visto, e non vedranno, alcun bonus. Al contrario dei loro colleghi dipendenti dell’ospedale, che hanno svolto lo stesso difficile lavoro nella triste primavera.

La denuncia

«I fondi per il bonus dovevano arrivare a chiunque era presente in prima linea durante il periodo Covid - racconta l’infermiera Stefania Piccini - a noi, invece, niente. I sanitari delle cooperative sono di serie B. Eppure abbiamo faticato e sofferto allo stesso modo. Se non di più perché abbiamo turni più duri, con più ore. Il bonus è arrivato anche ai colleghi che purtroppo sono a lungo rimasti a casa per la malattia ed anche a chi lavora negli ospedali privati, da villa Aprica al Valduce. Faccio da portavoce a tutti i colleghi del reparto, non siamo pochi. Abbiamo tenuto addosso per mesi le pesanti tuniche e le maschere nella neuro riabilitazione, dove aiutiamo i pazienti usciti dall’urgenza, in condizioni delicate e difficili».

La differenza ha creato un senso di ingiustizia e di sconforto nel personale. Sono circa un centinaio, dicono i sindacati, gli infermieri e gli assistenti socio sanitari al lavoro nell’Asst Lariana tramite cooperativa, la Universiis. Questi lavoratori sono impiegati in diversi reparti, anche nelle sale operatorie. L’anno scorso nell’azienda socio sanitaria territoriale erano all’opera due cooperative, la Universiis era presente a Menaggio, poi ha assorbito l’altra cooperativa nel presidio di San Fermo. Per ragioni contrattuali non possono dividere il reparto con altri infermieri dipendenti pubblici, l’appalto avviene in blocco.

L’incentivo negato

«Il problema sui bonus esiste – dice Vincenzo Falanga, segretario della funzione pubblica della Uil del Lario – ma i fondi governativi riconosciuti tramite accordi regionali per il Covid vanno ai dipendenti pubblici, non ai privati. Dovrebbe essere il privato a riconoscere un incentivo con risorse proprie. Certo così si crea una differenza: sarebbe giusto che tutti coloro che si sono spesi durante l’emergenza abbiano un pari trattamento». Ma perché l’ospedale pubblico deve fare ricorso alle cooperative esterne? «Per i precedenti blocchi governativi imposti sulle assunzioni – spiega Alessandro Micello, segretario organizzativo della Uil del Lario – Per scavalcarli molti ospedali hanno dovuto assumere personale tramite cooperative».

Tornando al mancato pagamento dell’indennità promessa in piena emergenza, l’assessorato al welfare della Regione spiega che non è possibile riconoscere a tutti il bonus previsto nella legge rilancio e che sta cercando di assegnarlo almeno agli specializzandi e ai liberi professionisti. Il bonus tra febbraio e aprile si è tradotto per un infermiere pubblico in circa 1250 euro lorde se impiegato nei reparti critici e a seconda dei giorni di presenza, circa 850 per gli operatori meno toccati dal Covid, 500 negli altri settori.

Al Valduce dove non sono presenti cooperative è l’ente privato che ha scelto di riconoscere un bonus di circa 650 euro per i lavoratori dei reparti più critici e di 450 per chi si è speso nei settori meno colpiti. Per villa Aprica il gruppo San Donato ha dato agli infermieri mille euro e agli operatori sanitari 500 euro.

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