È proprio il Comune delle cause perse
In tre anni ci sono costate 800mila euro

Como: l’ufficio legale di Palazzo Cernezzi è stato sconfitto nelle principali controversie. Soltanto per pagare gli avvocati sono stati spesi più di 250mila euro tra il 2018 e oggi

La causa contro i progettisti originari delle paratie? Persa. Quelle per il licenziamento di due dipendenti? Pure. Il procedimento con tanto di risarcimento danni per l’ex centro minori di Tavernola? Idem come sopra. La causa per lo scandalo del viadotto dei Lavatoi? Persa con gli ex amministratori. Impantanata con tutti gli altri. In compenso è già costata decine di migliaia di euro.

È un rapporto d’odio senza amore, quello dell’ufficio legale del Comune di Como con i palazzi di giustizia. Negli ultimi due anni e mezzo, infatti, Palazzo Cernezzi ha perso non meno di 800mila euro (ma il conto presto potrebbe salire al milione di euro) per pagare avvocati propri e di controparte e per risarcimenti danni di vario tipo. Ma, soprattutto, l’amministrazione cittadina ha perso, o comunque non ha portato a termine, tutte le cause più importanti in cui si è imbarcata.

I costi degli avvocati

Soltanto scorrendo l’albo pretorio, si scopre che dal 2018 a oggi le nomine per tutela legale date non agli avvocati del Comune (il dirigente del settore legale, Marina Ceresa, nel 2018 ha ottenuto un compenso lordo complessivo di poco inferiore ai 120mila euro) ma affidate a professionisti esterni, sono costate alle casse del Comune 200mila euro. In realtà le spese legali sono state decisamente più alte, perché ai costi sostenuti per i proprio professionisti, l’amministrazione ha dovuto spesso farsi carico anche delle parcelle degli avvocati di controparte. Tanto che le spese legali sostenute soltanto per le cause perse o per quelle ancora in bilico, ammontano a un quarto di milione di euro.

Ma, come detto, concentrandosi solo sui casi più importanti, il Comune ha dovuto mettere mano al portafogli per una spesa complessiva che, alla fine di quest’anno, potrebbe anche arrivare a toccare (o addirittura superare) il milione di euro.

L’elenco delle sconfitte

La nuova batosta, attesa per ottobre, riguarda il repentino allontanamento dell’ex ufficiale dei carabinieri Filippo Scibelli, capo di gabinetto per una manciata di giorni prima che l’ufficio legale del Comune decidesse che quell’assunzione non poteva essere fatta. Il Tribunale l’ha vista in modo molto differente, ha dato ragione a Scibelli su tutta la linea e a ottobre deciderà l’ammontare della cifra da riconoscere al dirigente mancato. Cifra che, potenzialmente, potrebbe anche arrivare a 400mila euro. Più le spese legali all’avvocato di Scibelli. Per ora il Comune ha già speso 16mila euro per pagarsi un proprio avvocato, per questa causa.

Ma torniamo al 2018. In quell’anno si contano almeno due cause perse dal Comune di un certo rilievo. Una ancora davanti al giudice del lavoro: dipendente licenziata in tronco, reintegrata dal giudice - con tanto di interessi sugli stipendi arretrati - che ha condannato Palazzo Cernezzi a pagare anche le spese legali alla donna (7mila euro). Sempre quell’anno il Tar ha condannato l’amministrazione a riconoscere 4mila euro di spese legali all’Autosoccorso Lauria, vincitore del ricorso per l’annullamento della gara per l’affidamento del servizio di rimozione in città. Nel 2019 i parenti di un uomo, deceduto per il monossido di carbonio emesso dalla caldaia di una casa comunale, ottengono il risarcimento di 310mila euro, riconoscendo la colpa del Comune per quanto avvenuto (a ciò si aggiungano 25mila euro di spese legali).

Sempre nel 2019 si è chiuso il costosissimo accertamento tecnico preventivo (costosissimo per il Comune: 60mila euro già spesi) per verificare cause e colpe della situazione disastrosa del viadotto dei Lavatoi. Peccato che quella causa sia di fatto prescritta (da qui, molto probabilmente, lo stallo in cui si trova Palazzo Cernezzi, che in un anno non ha deciso ancora se far partire la causa oppure no).

Infine quest’anno doppia clamorosa debacle: la clamorosa sconfitta contro i progettisti originari delle paratie, a cui il Comune chiedeva 5 milioni di danni (salvo poi dimenticarsi di depositare, tra gli atti della causa, il progetto stesso che sosteneva fosse sbagliato... una dimenticanza che ha avuto la sua influenza nella sconfitta). Risultato: a pagare è stato il Comune (quasi 160mila euro). Da ultimo la vicenda del centro minori di Tavernola e della cooperativa che nel 2015 è stata “licenziata” dall’allora giunta Lucini. Il giudice ha condannato il Comune a pagare 150mila euro di danni. E siamo solo a metà anno.

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