Elezioni anticipate, un escamotage per salvare i vitalizi? È solo una bufala

Fake news Si è diffusa negli ultimi giorni la teoria per cui la data delle elezioni sarebbe stata calcolata a tavolino per salvare i soldi dei parlamentari, ma non è andata esattamente così

Mentre il clima da campagna elettorale si fa sempre più caldo nei territori, una notizia circolata negli ultimi giorni ha subito dato il via alle accuse di tanti che, giustamente, leggevano nel fatto una profonda ingiustizia. Le elezioni del 25 settembre, secondo la fake news, sarebbero state fissate a tavolino per salvare i vitalizi di deputati e senatori. Ma non è andata proprio così.

È vero che a prima vista e facendo un veloce calcolo sembrerebbe che dall’inizio della legislatura (23 marzo 2018) siano passati esattamente i 4 anni, 6 mesi e un giorno necessari a salvare la pelle di deputati e senatori che, prima di questa data, non avrebbero altrimenti avuto diritto al vitalizio. Tra questi sarebbero coinvolti anche diversi politici del nostro territorio, eletti nel 2018: da Como Eugenio Zoffili, Alessandra Locatelli, Roberto Paolo Ferrari e Claudio Borghi per la Lega; Giovanni Currò per il Movimento cinque stelle; Licia Ronzulli per Forza Italia.

L’errore di giudizio è però duplice.

Vitalizi aboliti dal 2012

In primis, occorre chiarire che i vitalizi non esistono più, o meglio, sono stati aboliti a partire dal 2012, dopo l’avvento del governo Monti, e sostituiti da una pensione calcolata con il regolare sistema contributivo, in accordo alla riforma Fornero. Pensione che è dunque legata ai contributi versati e alla quale si può accedere una volta compiuti i 65 anni di età e a patto di aver svolto un mandato di almeno cinque anni.

La regola però non è così ferrea e questo giustifica in parte la confusione: per i deputati e i senatori al primo mandato infatti il diritto alla pensione matura prima dei cinque anni, ed esattamente dopo 4 anni, 6 mesi e un giorno dall’inizio della legislatura. Data che quest’anno cade quindi il 23 settembre, due giorni prima delle aperture dei seggi. Dunque è vero che le elezioni cadono in una data connessa al tema in questione, ma non è vero che sono state fissate il 25 settembre proprio per questo motivo.

Un errore di calcolo

Si arriva quindi al secondo motivo per cui la fake news è tale: il diritto alla pensione (non al vitalizio!) sarebbe stato valido anche se si fosse votato una settimana prima o addirittura due settimane prima, a inizio settembre, perché, come stabilisce l’articolo 61 comma 2 della Costituzione, “Finchè non siano riunite le nuove Camere, sono prorogati i poteri delle precedenti”. Si resta in carica insomma, anche se con poteri ridotti, fino alla formazione del Parlamento successivo che, sulla base dello stesso articolo della Costituzione, deve avvenire «non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni».

Con le elezioni il 25 settembre, il nuovo Parlamento si insedierà il 15 ottobre e se si fosse votato il 18 settembre si sarebbe insediato l’8 ottobre, lasciando quindi ampio margine al completamento del tempo considerato valido per calcolare la pensione dei parlamentari, che cade appunto il 23 settembre. E se per assurdità si fosse votato persino ai primi di settembre, la situazione non sarebbe cambiata.

Ma da dove è nata allora questa bufala? Il responsabile sembrerebbe essere stato un giornalista seguitissimo sui social (333 mila follower solo su Instagram), Andrea Scanzi, che nei giorni scorsi con un post denunciava chiaramente la data sospetta. Ma già nei commenti diverse persone facevano notare l’errore: non è la data delle nuove elezioni che pone fine al mandato di un parlamentare. Non solo, come qualcun altro sottolinea sotto al post di Scanzi, per poter accedere alla pensione di fine legislatura, oltre a dover aver compiuto i 65 anni - l’età media alla Camera è per esempio di quasi 45 anni - i parlamentari dovranno integrare i contributi previsti fino a marzo 2023, ossia fino alla scadenza naturale dell’attuale legislatura. Per chi è rimasto in carica per due legislature l’età scende invece ai 60 anni.

Il post pubblicato su Instagram ha dato il via alla fake news

C’è ancora traccia dei vitalizi

Ma è proprio vero che i vitalizi sono scomparsi? A onor del vero no, perché l’abolizione del 2012 non aveva effetto sul diritto al vitalizio maturato prima di quella data. Dunque ad oggi si può ancora parlare di vitalizi pagati dallo Stato e che dunque pesano sulle casse pubbliche, ma in riferimento a quelli elargiti a ex deputati e senatori prima della riforma del governo Monti. Nulla a che fare, in ogni caso, con la data fissata per le elezioni di quest’anno.

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