Era dello scarto e soluzioni: il cardinale Ravasi punta sulla “cura”

La rassegna Ieri a Lecco la prima delle due giornate con il cardinale e biblista. Il messaggio: preoccuparsi di persone, ambiente e Terra è compito di tutti

«La parola “scarto” evoca la rottura dell’armonia, di un equilibrio e trova il suo opposto nella parola “cura”, che significa tensione, ricostruzione. Prendersi cura non è solo curare ma anche preoccuparsi» è in questa intenzionalità che trova soluzione “l’era dello scarto” secondo il cardinale Gianfranco Ravasi, esperto biblista ed ebraista, fondatore del Cortile dei Gentili, luogo ideale del dialogo tra laici e credenti, quest’anno organizzato con Le Primavere, evento culturale avviato ieri al PoliMi di Lecco che oggi prosegue a Como, al Collegio Gallio.

Il ruolo delle amministrazioni

Prendersi cura delle persone, dell’ambiente, della Terra è una preoccupazione trasversale che deve attivare l’ingegno capace di convertire gli scarti in risorse, nei diversi significati che questo può intendere: è questa la direzione indicata nell’introduzione ai lavori da Daniela Taiocchi, ideatrice e curatrice della rassegna. Cruciale il ruolo delle amministrazioni locali, come ha spiegato il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, perché a loro spetta facilitare il circuito virtuoso del recupero e la conservazione di materiali, energia, acqua, suolo, verde e cibo, oltre a scongiurare il lucro sull’economia dello scarto e assicurare che le opere in progetto abbiano un reale beneficio sociale. Alessandra Hoffman, presidente della Provincia di Lecco, ha correlato il concetto di “scarto” a quello di “diverso” e suggerito la domanda: «quant’è il margine di scarto che siamo disposti a “tollerare” rispetto alla norma?». Mauro Piazza, sottosegretario regionale all’Autonomia, ha ricordato il ruolo della politica per la riduzione delle disuguaglianze sociali e per la capacità di vedere nello scarto e nel fallimento una nuova opportunità. Ha salutato l’avvio ai lavori de “L’era dello scarto” Massimo Caspani, presidente de “La Provincia” a sottolineare il ruolo del giornale nella costruzione di una comunità attorno all’esercizio di critica su alcuni dei temi di maggiore attualità e il direttore Diego Minonzio, mediatore dei dibattiti della giornata, ha spiegato il valore sociale di un polo editoriale che propone la condivisione degli obiettivi.

Sono tre gli elementi di riflessione, struttura portante dell’evento, introdotti dal cardinal Ravasi. Il primo è in riferimento alla Creazione che pone la Terra come luogo di cui siamo ospiti, che ci precede e ci eccede. «Nella scomparsa dell’affascinante esercizio della contemplazione è ancora più importante ricordare la meraviglia per la Natura e quindi, nello stupore della sua contemplazione, si trova il rispetto così come era suggerito al credente, nella cultura occidentale, dal codice della Genesi, dove si trova il grande affresco della Creazione».

Il secondo sguardo è orizzontale: «L’umanità è sulla Terra per coltivarla e custodirla, che significa comprenderla, non soggiogarla».

Infine l’Albero della conoscenza, del bene e del male, della morale «alla cui ombra l’umanità è libera e può scegliere anche per l’ingiustizia». La conclusione del suo pensiero è affidata alla sintesi di papa Francesco che ha chiarito come non esistano due crisi, una sociale e una ambientale, ma una sola crisi socioambientale.

Per ricercare una via di uscita dall’Era dello scarto e le possibili soluzioni per invertire la cultura dell’iperproduzione sono state interrogate le imprese perché l’emergenza rifiuti nasce all’interno di una economia dei consumi la cui responsabilità è in gran parte da attribuire all’attuale sistema industriale.

Tecnologia, impresa e futuro

A questo proposito Plinio Agostoni, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio e vice presidente di Icam, ha rivendicato l’identità dell’uomo che inevitabilmente è portato ad agire e a incidere sulla realtà, ma come la tecnologia ha portato allo sfruttamento delle risorse, nello stesso modo «le tecnologie possono attuare iniziative correttive e sviluppare processi di economia circolare – ha spiegato – in Europa il 53% dei rifiuti è recuperato, riciclato e quando non possibile destinato alla termo valorizzazione. In Italia siamo ancora più virtuosi: la percentuale sale a 72% e le aziende che si occupano di riciclo di plastica in modo meccanico hanno fatturato nel 2021 circa un miliardo, il +76% rispetto all’anno precedente, un’economia in crescita».

Una visione prometeica delle possibilità, attribuite all’umanità, di modificare l’ambiente, come ha suggerito Minonzio. Profetica Anna Crupi, ad di Pharmalife Research, sulle scelte solo apparenti di sostenibilità di gran parte delle aziende: «È necessario riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni e mettersi in ascolto di tutti i contributi. Questo solo apparentemente rallenta i processi, in realtà un atteggiamento onesto e concreto di responsabilità sociale e sostenibilità viene ripagato in termini di produttività e profitto. E vale anche nell’ambito del lavoro: dare fiducia anche a chi non è omologato al modello sociale imperante può rivelarsi una scelta strategica per scongiurare il conformismo e per la costruzione di un gruppo di lavoro vario e inclusivo, che costituisce una ricchezza funzionale anche all’azienda». Ancora sul lavoro torna Valentina Cogliati, presidente e ceo Elemaster Tecnologie elettroniche, come elemento di senso che concorre alla costruzione dell’identità personale.

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