Giuseppe, domani pomeriggio l’ultimo saluto a Breccia. L’addio alla vittima casuale del folle piano di Omar

Delitto di via Giussani Alle 14.45 i funerali di Giuseppe Mazza, ucciso sulla sua auto con un coccio di bottiglia

L’ultimo saluto a Giuseppe, vittima casuale del folle piano di violenza di Omar Quarenzi, la città di Como lo darà domani pomeriggio. I funerali di Giuseppe Mazza, il pensionato di 76 anni ucciso due settimane fa con un coccio di bottiglia mentre si trovava nella sua auto al parcheggio delle scuole di via Giussani, si terranno nella chiesa di Breccia, alle 14.45. Nativo di Mantello, all’inizio della Valtellina, ma cresciuto tra Rebbio e Breccia, l’uomo è rimasto vittima della mattinata di straordinaria violenza messa in atto - secondo l’accusa di Procura e Squadra mobile di Como - da Omar Quarenzi, 32 anni di Albiolo, un passato problematico, un presente in cella con accuse di lesioni, tentato omicidio e omicidio volontario aggravato. Nel punto in cui poco dopo il mezzogiorno dell’11 agosto, in via Giussani, è stato ucciso, oggi c’è una croce di legno. È lì dal giorno della preghiera, sul luogo dell’assassinio, voluta da don Giusto Della Valle. Sotto la croce, vasi di fiori e una lanterna oltre a una foto della vittima ed un messaggio scolorito.

Momento di preghiera per Giuseppe Mazza. Video di Andrea Butti

I fatti sono noti. Il tragico giovedì di due settimane fa, ha un preludio la sera precedente quando Omar arriva al Sant’Anna, presentandosi al pronto soccorso in uno stato di evidente alterazione: ha assunto sostanze che i medici cercano di contrastare somministrandogli le cure cui si ricorre in questi casi. Lui se ne sta moderatamente quieto tutta notte senza mai apparire davvero pericoloso, poi però, al mattino, se ne va prima di essere formalmente dimesso. Sono più o meno le 10.30 quando incontra un uomo alla fermata del bus di fronte all’ospedale, è in compagnia di un bambino di cui l’uomo si rivelerà essere lo zio. Il bimbo ha otto anni e sta giocando con lo smartphone. Omar gli si avvicina e lo colpisce due volte, prima al petto - senza ferirlo - quindi a un avambraccio, causandogli con un coccio di una bottiglia una ferita non grave ma che richiederà comunque qualche punto di sutura.

Omar raggiunge il posteggio del Bennet di Montano, 400 metri oltre. Individua una famigliola: c’è la mamma, ci sono i bambini. Ma per fortuna si limita a minacciarli, a prenderli a male, incomprensibili parole. Poi a piedi si incammina verso Rebbio. Le macchine a decine gli scorrono accanto senza che nessuno gli badi. Percorre due chilometri e mezzo. Mancano pochi minuti a mezzogiorno quando alla pensilina della Coop, Omar Querenzi individua quel ragazzo originario del Salvador: «Scusa, sai dirmi dov’è il vecchio ospedale?». L’altro risponde, lui lo colpisce, un pugno al collo serrando tra le dita un altro coccio, poi - con lo stesso passo lento e cadenzato, e però anche inesorabile, senza un’ombra di incertezza, quasi che nulla vi fosse da cui fuggire né nulla di anormale nell’avere tagliato a quel poveretto la gola -, Omar torna sui suoi passi risalendo via Giussani. Sono le 11.58.

Nei sei minuti successivi l’uomo di Albiolo incontra un altro uomo, un cittadino pakistano, a cui chiede soldi per il bus. Al rifiuto Omar mette la mano in tasca, dove nasconde il coccio di bottiglia, l’uomo nota il gesto si scusa dicendo di essere povero e si allontana velocemente. Alle 12.04 l’omicidio. Il corpo sarà ritrovato meno di cinque ore più tardi, quando un ragazzo che abita lì vicino varcherà il piccolo cancello pedonale che marca il confine tra quelle vecchie, scalcinate case popolari e il posteggio della scuola, scoprendo che l’uomo al volante di quella macchina è morto. È Giuseppe Mazza. La portiera dell’auto è aperta, lui ha in mano un coccio di vetro.

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