Gli Alpini e la leva obbligatoria
«Buona idea, ma per l’ambiente»

Il comandante di Como, Gaffuri, sulla proposta di Matteo Salvini. «Per formare un soldato un anno non basta più. Usiamola per il territorio»

«Con la “naja” - noi eravamo abituati a chiamarla così - si imparava a dire sì quando si sarebbe voluto dire di no». Nell’ampio dibattito sulla reintroduzione della leva obbligatoria - dibattito innescato qualche giorno fa dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini - c’è da registrare in riva al Lario l’autorevole presa di posizione di Enrico Gaffuri, presidente dell’Ana (Associazione nazionale alpini) di Como, forte di 125 gruppi e oltre 7 mila “penne nere”.

Secondo il presidente delle penne nere lariane - che fra l’altro il prossimo 20 e 21 ottobre ospiteranno a Mariano Comense il raduno del secondo Raggruppamento Ana, formato dalle sezioni di Lombardia e Emilia Romagna - la leva obbligatoria, qualora venisse reintrodotta, rappresenterebbe un’esperienza «utile e opportuna». Sì insomma rappresenterebbe un «servizio da rendere a quella che agli alpini piace ancora chiamare Patria».

«Durante la “naja - chiosa Gaffuri - ci si rendeva conto del fatto che ancor prima dei diritti, si dovrebbe essere disposti ad affrontare i doveri».

Certo, i tempi cambiano. E lo stesso Chicco Gaffuri fa notare come, «sulle modalità di reintroduzione della leva obbligatoria, ci sarebbe da discutere a lungo. Immagino che occorrerebbe ricreare le strutture necessarie a tutte le fasi relative al reclutamento: visite mediche, selezione e quant’altro. Strutture che ormai penso non siano più adeguate a quella necessità, in quanto abbandonate da anni - spiega ancora il presidente dell’Associazione nazionale alpini di Como -. Forse, anche l’idea di un servizio armato di breve durata non sarebbe più in linea con le attuali necessità militari. L’addestramento di un soldato di oggi richiede sicuramente tempi e investimenti economici di rilievo».

Da qui l’idea, che suona anche come un suggerimento al ministro dell’Interno e a chi vorrebbe reintrodurre al più presto la “vecchia naja”. «Ci sarebbero altre destinazioni per un servizio obbligatorio, come ad esempio la cura e la salvaguardia del territorio», conclude Chicco Gaffuri.

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