Guai a scegliere l’indirizzo di studio sbagliato: cambiare scuola ormai è impossibile. Ma così i ragazzi si perdono

Istruzione Spostarsi durante l’anno? Un’impresa. Presidi preoccupati: «Cresce il rischio di dispersione». Una mamma: «Il diritto allo studio così è negato»

Impossibile cambiare la scuola in corso d’anno, così centinaia di studenti comaschi rischiano di perdersi per strada. Le famiglie sollevano un tema noto, in particolare al primo anno delle superiori, un problema che si è aggravato dalla pandemia in poi. I ragazzi che si sono resi conto di aver sbagliato scuola, in difficoltà già dopo pochi mesi, non riescono a cambiare indirizzo verso gli istituti più affini ai loro talenti.

«Mio figlio dopo la terza media ha scelto il classico – racconta Cristina Mazzoleni, una mamma comasca – purtroppo ci siamo resi conto verso fine anno di avere sbagliato. E del resto si cresce sbagliando. Dal Fermi abbiamo cercato allora un liceo delle scienze umane. Impossibile trovare in città come in provincia un banco libero. Abbiamo quindi tentato con il liceo artistico, niente da fare. Ormai è tardi, resta dov’è, con il rischio di perdere l’anno». L’ambizione del giovane ragazzo comasco è frequentare un percorso liceale e poi accedere a veterinaria. «La risposta quasi ovunque è ritenti l’anno prossimo – dice Mazzoleni – ora forse sono riuscita ad iscrivere mio figlio a settembre al Setificio, all’indirizzo moda. Che non corrisponde troppo ai desiderata, ma almeno è una scelta creativa. Mi chiedo però che fine abbia fatto il diritto allo studio. Così si rischia di sbagliare, per sempre, strada».

Decine di domande di trasferimento respinte

Il problema, sottolineato in coro da tutti i presidi è più presente in uscita dai licei. In città uno degli istituti che è costretto a respingere più iscrizioni in ingresso in corso d’anno è il Pessina. «Circa 30, anche 40 domande tra ottobre e gennaio – spiega il dirigente scolastico Nora Calzolaio – l’ufficio scolastico non considera queste richieste perché non suffragate da un’iscrizione formale. Dunque non possiamo accogliere questi giovani. Le classi vengono formate subito una volta concluse le iscrizioni di gennaio. Il loro numero non cambia una volta iniziate le lezioni. Se c’è qualche banco vuoto incastriamo qualche studente, ma abbiamo poco margine. A volte mancano anche gli spazi fisici, dobbiamo rispettare la capienza delle aule. Le classi poi non possono andare oltre ai trenta alunni, ci sono delle soglie da rispettare. E la presenza di disabilità abbassa questa quota». A giugno sul tavolo del Ministero dell’Istruzione è stata depositata sul tema un’interrogazione.

Situazione peggiorata negli ultimi anni

«Negli ultimi anni la situazione è peggiorata – commenta Luca Monti, al lavoro a Como come orientatore scolastico – io seguo diverse ragazze che non sono riuscite a cambiare scuola per due anni di fila e che sono così state bocciate ben due volte. Le classi vengono assegnate solo all’atto delle iscrizioni, al minimo indispensabile. Dunque sono tutte piene, attorno ai trenta alunni. In entrata viene data la precedenza alle terze medie e chi cambia in corsa resta bloccato». Il sistema oggi è più ingessato rispetto a prima della pandemia.

«È un problema grave ed esteso che riguarda centinaia di famiglie – suggerisce Silvia Bassanini, per anni referente dello sportello provinciale di riorientamento – detto che durante l’obbligo scolastico la scelta dell’indirizzo è un diritto dello studente. Il blocco impatta sulla dispersione scolastica, che da anni ha percentuali molto rilevanti in provincia di Como».

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