«I conflitti in ateneo? Per questioni personali e aspettative deluse»

Intervista Giorgio La Rosa Senatore accademico dell’Insubria: «Nel Dipartimento di scienze umane scontri personali, ma ora va meglio»

Contrasti personali, idee di sviluppo differenti, aspettative deluse e avanzamenti di carriera non soddisfatti. Giorgio La Rosa, comasco, componente del Senato accademico e docente di Storia contemporanea del dipartimento di Scienze umane, dà la sua lettura sulla condizione, passata e presente, del Disuit dell’Insubria, sottolineando come le tensioni maggiori siano ormai alle spalle.

Qual è il clima all’interno del dipartimento di Scienze umane?

Il clima ora è tranquillo. L’attività e la didattica proseguono bene con novità interessanti. I periodi più “agitati” ormai risalgano al passato.

A questo proposito, nel 2021, In una lettera inviata a tutto il dipartimento, il suo collega Pierre Dalla Vigna parlava proprio del gran brutto clima proprio all’interno del dipartimento, proponendone il disarmo fra i gruppi in guerra. Quindi, tutto alle spalle?

I problemi ci sono stati, ma erano conflitti perlopiù personali. Per capirci, non si trattava di discussioni sui massimi sistemi, ma erano questioni, peraltro assolutamente legittime, legate magari alle aspettative e agli avanzamenti nella carriera universitaria.

Quando e per che motivo sono cominciati i problemi?

Il prorettore Stefano Serra Capizzano faceva parte del Disuit e aveva in testa, da matematico, una sua politica per il nostro dipartimento umanistico. Taluni, per propri e legittimi interessi, hanno pensato d’assecondare le sue posizioni. Così, si è formato un gruppetto che, purtroppo, non ha tenuto l’atteggiamento che, di solito, bisogna avere all’interno di un dipartimento, dov’è fondamentale riuscire a conciliare le varie posizione. Del resto, essendoci vari corsi di laurea, sono diverse le esigenze che devono collimare.

Durante i consigli di dipartimento del 2021 sono spesso volati insulti?

Nell’intervista a “La Provincia”, la docente Micaela Latini ha riportato un episodio in cui, secondo le sue affermazioni, durante un collegio di dipartimento, sarebbe stata additata in malo modo. Per questo fatto, è stato richiesto e avviato un procedimento disciplinare.

Qual è stata la conclusione?

Gli atti ufficiali sono in grado di dare una risposta. La collega è rimasta poco in università e, verosimilmente ha idee vaghe sugli statuti e i regolamenti dell’ateneo. Io, da senatore, li conosco meglio. Il procedimento è stato avviato, il collegio di disciplina, svolta l’inchiesta, ha fatto archiviare la segnalazione della collega stessa e degli altri quattro semplicemente perché tali insulti non sussistevano.

Una sanzione e altre quattro proposte di sanzione disciplinare tutte all’interno del Disuit. Qual è il motivo?

Una delle proposte è quella appena illustrata. Un’altra, arrivata alla pena importante di dieci giorni di sospensione dal ruolo e dallo stipendio, è stata comminata al prorettore per una grave serie di insulti rivolti per iscritto a un rappresentante dei docenti che svolgeva le sue funzioni. Gli altri sono ancora in corso: vedremo poi quale sarà il risultato.

Sono provvedimenti cominciati per “zittire qualcuno”?

I provvedimenti disciplinari sono sottoposti a una procedura precisa. Chiunque di noi, singolarmente o in gruppo, può scrivere una segnalazione al rettore che, sentito l’ufficio legale, la passa al collegio di disciplina, del tutto indipendente dal rettore. Immaginare che i collegi eletti autonomamente stiano agli ordini di un’autorità superiore sa un po’ di complottismo.

C’è uno squilibrio nella distribuzione delle risorse a favore di Scienze della comunicazione?

Ma è normale all’interno di uno stesso dipartimento. Nel 2019, furono assegnati al dipartimento cinque posti. In quella circostanza, tre furono assegnati a Scienze della mediazione, uno soltanto ai due corsi di Scienze della comunicazione e uno ad Analisi Matematica, la materia del prorettore. L’attribuzione delle risorse conosce fasi alterne, che alla fine ristabiliscono l’equilibrio all’interno di un dipartimento.

Nell’intervista, la docente Latini dice che uno dei posti che aveva votato, quello d’inglese destinato a comunicazione, «all’improvviso si è tramutato, non si sa come, in un concorso per greco antico». Com’è successo?

I posti sono stati discussi e votati regolarmente all’interno del dipartimento. Peraltro Scienze della comunicazione è un corso estremamente sfaccettato e dà un’opportuna anche al mondo antico e classico, la base della nostra civiltà occidentale.

L’esame di greco antico è prassi all’interno del corso di Scienze della comunicazione?

È bene sottolineare che si tratta di un settore disciplinare, cioè una di competenza scientifica, non di un insegnamento di greco antico, come pretestuosamente ripetuto. Gli insegnamenti di cultura classica, anche obbligatori, ci sono già e sono uno dei motivi di vanto e di successo della nostra offerta formativa.

Qual è il suo giudizio sulla gestione del dipartimento?

Il nostro è un dipartimento giovane. Io ho votato sia per il professore Bernardini sia per l’attuale direttrice, Nicoletta Sabatini. Sulla loro gestione sono molto felice e ben contento: nel Disuit la democrazia e i regolamenti sono sempre stati rispettati. Problemi e discussioni esistono in tutti i dipartimenti.

Gli scontri hanno avuto ricadute sulla didattica?

No. Ho corsi molto frequentati e, parlando con gli studenti, sono molto soddisfatti. I successi, quantitativi e qualitativi, di Scienze della comunicazione sono indiscutibili.

Lei è stato querelato dal prorettore Serra Capizzano. Per quale motivo?

Innanzitutto, Il vicario non è stato avaro nel procedere con le denunce. Il pubblico ministero, ritenutele infondate, ha chiesto l’archiviazione. Altre segnalazioni alla Guardia di Finanza circa la procedura di attribuzione di nuovi docenti non hanno portato a nulla, infatti una delle tre procedure segnalate si è conclusa con la regolare assunzione. Due concorsi sono stati rallentati da una raffica di telefonate e lettere minatorie scritte da persone squilibrate, che spero possano essere identificate per rispondere degli atti di turbativa di pubblico concorso».

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