I Pennestrì restano in carcere
«Non hanno confessato tutto»

Torna a casa, ai domiciliari, il funzionario dell’Agenzia delle entrate La Verde

Da ieri pomeriggio Stefano La Verde, l’ex capo del team legale dell’Agenzia delle entrate, ha lasciare il carcere del Bassone ed è tornato a casa, agli arresti domiciliari. Contestualmente il giudice che ha accolto l’istanza del legale di La Verde ha rigettato la richiesta di attenuazione della custodia cautelare per Antonio e Stefano Pennestrì i quali, di conseguenza, restano a San Vittore (il primo) e nel carcere di Monza (il figlio). A dispetto del parere positivo, alla concessione dei domiciliari per tutti quanti, del pubblico ministero, il giudice delle indagini preliminari Maria Luisa Lo Gatto ieri ha deciso di prendere due decisioni molto differenti.

Da quanto si è potuto apprendere, il giudice ha giudicato le venti ore di confessione, della scorsa settimana, da parte di La Verde, una collaborazione con la giustizia che dimostra come siano effettivamente attenuate le esigenze di misura cautelare in cella per il funzionario dell’agenzia del fisco. La Verde, infatti, non solo avrebbe confermato le accuse mosse dalla Procura - sulla base di quanto già raccolto dalla scrupolosa inchiesta del nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle - ma avrebbe confessato anche ulteriori episodi corruttivi (che avrebbero coinvolto anche personaggi finora non toccati direttamente dall’inchiesta). I Pennestrì, dal canto loro, è vero che hanno confessato e fornito una chiave di lettura dettagliata rispetto alle accuse mosse dalla Procura, ma si sarebbero limitati a ricostruire dettagliatamente fatti noti senza allargare più di tanto la collaborazione. Con la sensazione che la confessione possa essere stata, tutto sommato, “frenata” e non totale.

Da qui la decisione del giudice di confermare la custodia in carcere perché ancora attuale il pericolo di inquinamento delle prove.

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