Il calore dei comaschi
per il vescovo Oscar
«La mia Chiesa vicina ai poveri»

Cantoni accolto da oltre tremila persone. «Comasco tra i comaschi». E loda l’impegno sui migranti. Quattro pagine speciali con La Provincia di lunedì

Gesti semplici ma carichi di significati profondi. Il vescovo Oscar Cantoni si presenta così ai comaschi, in una domenica di festa per tutta la diocesi. Molti, per la verità, conoscono già Cantoni, che è cresciuto sul nostro lago e ha operato per anni a Como.
Arriva con cinque minuti di anticipo a Porta Torre, alle 13.55, dove lo attendono le autorità e centinaia di fedeli. Ragazzi e bambini delle parrocchie, radunati davanti al liceo Volta e alla chiesa di Santa Cecilia, accolgono il nuovo vescovo tenendo in mano palloncini colorati. Poi distribuiscono piccoli cuori di carta che riportano il motto dell’episcopato di monsignor Cantoni: «Fare di Cristo il cuore del mondo». Prima di incamminarsi per raggiungere il Duomo, seguito da una piccola folla, il vescovo ascolta il saluto ufficiale del sindaco Mario Lucini e poi prende la parola. «Un comasco con i comaschi e per i comaschi, uno di voi», dice.

«Como è diventata una città multietnica, perciò multi culturale e multi religiosa - sottolinea - Vorrei far pervenire a tutti il mio augurio di pace, di prosperità e gioia. E vorrei che questo saluto fosse inteso come l’espressione della simpatia che provo verso tutte le persone, essendo tutti figli amati da Dio e perciò nostri fratelli. La Chiesa , con i suoi organismi, è sempre pronta a collaborare per il bene comune e nello stesso tempo a stimolare le diverse parti affinché siano promossi, difesi e realizzati i diritti di tutti, soprattutto dei più poveri, dei più deboli e svantaggiati. Una prova di questo impegno - prosegue - è il coinvolgimento delle comunità cristiane cittadine, coordinate dalla Caritas, nell’assistenza ai migranti, l’estate scorsa, con un’attiva collaborazione con le istituzioni civili, quando si è registrata la massima affluenza di migranti e richiedenti asilo alla stazione San Giovanni». «La crisi economica - nota ancora il vescovo - ha lasciato il segno anche a Como. Nell’adoperarsi per le soluzioni immediate ma anche affrontare le conseguenze sociali e politiche di questa situazione - dice rivolgendosi al sindaco - conti sulla presenza positiva e a volte stimolante delle nostre comunità cristiane». Concluso il discorso, parte il corteo per le vie del centro storico: c’è chi applaude affacciato alla finestra e chi attende il vescovo in piazza San Fedele o in piazza Duomo. Lui risponde a tutti con un sorriso e un gesto di saluto.

La seconda tappa è nella chiesa di San Giacomo, dove i sacerdoti indossano le vesti liturgiche e si preparano per la breve processione fino alla Cattedrale. Lì Cantoni trova il suo predecessore, monsignor Diego Coletti (tra i due un abbraccio fraterno), e il cardinale Angelo Scola, arcivescovo metropolita. Le campane di tutte le chiese suonano a festa.

Prima della messa, due gesti simbolici, sotto gli occhi di centinaia di persone: il bacio al Crocifisso e quello allo stipite del portale del Duomo. La cattedrale è gremita, circa tremila i presenti, con 400 sacerdoti e 21 vescovi (tra gli altri il segretario generale delle Conferenze episcopali europee). In prima fila le massime autorità civili e militari, in mezzo alla folla non mancano i fedeli arrivati da Crema - diocesi che Cantoni lascia dopo 11 anni - e dalla Valtellina.

Meno di un’ora dopo, alle 15.40, il cardinale Scola annuncia: «Da questo momento il vescovo Oscar è pastore della Santa Chiesa di Como». È il 114esimo successore di San Felice (386 d.C.).

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