Il defibrillatore del Comune è scarico: muore per strada nonostante i tentativi di soccorso

Via DanteInutili i tentativi di azionare il dispositivo da parte di un infermiere che stava andando al lavoro - Il paziente, 66 anni, è deceduto poco dopo il ricovero

Un uomo di 66 anni residente in Provincia è morto in seguito a un malore in via Dante. Un infermiere del Valduce, insieme ad alcuni cittadini presenti, ha tentato di rianimarlo utilizzando il defibrillatore installato fuori dal Comune. Il macchinario però non funzionava.

Questo è il riassunto che fanno i sanitari dell’ospedale e i soccorritori del 118. Il fatto è accaduto lunedì mattina. Sul posto è intervenuta la Croce Azzurra.

«In realtà noi stavamo andando al Valduce per un semplice accompagnamento – spiega la volontaria Bendetta Zernottin – non era un servizio in urgenza per il 118. Ma per caso per strada davanti all’autosilo siamo stati fermati da un gruppo di persone. C’era un uomo a terra. Un sanitario del vicino ospedale aveva da poco cercato di rianimare il paziente colto da malore con il defibrillatore installato fuori dal Comune. Solo che non funzionava. Noi stessi abbiamo provato ad accendere la macchina, a premere i tasti on e off, ma non dava risposta. A quel punto abbiamo subito utilizzato il nostro defibrillatore».

La rianimazione, parziale, purtroppo non è servita a molto. L’uomo trasportato al Valduce è deceduto pochi minuti più tardi. Le condizioni del paziente, in arresto cardiaco già prima dell’arrivo dell’ambulanza, erano probabilmente già molto gravi. Non è detto che i medici sarebbero dunque riusciti a salvargli la vita. È un dato di fatto che comunque il defibrillatore non funzionasse.

«È così, un nostro infermiere sul posto ha cercato di rianimare il paziente con il defibrillatore semiautomatico del Comune - conferma Nunzio Castiglione, vice direttore sanitario del Valduce – ma il sistema, caricata la procedura, non dava possibilità di scaricare la corrente. Difficile dire se la colpa fosse delle batterie, oppure della ricarica. Di sicuro l’apparecchio non era funzionante. Il paziente, già palesemente grave, è arrivato da noi in ospedale in condizioni ormai irrimediabili».

L’uomo deceduto pochi minuti dopo l’accesso nel reparto di emergenza urgenza risulta essere residente in un paese comasco a ridosso della provincia di Varese.

L’associazione Comocuore, una realtà che da anni si spende - oltre che per la lotta e la prevenzione delle malattie cardiovascolari - anche per l’installazione dei defibrillatori negli spazi pubblici, fa sapere che la manutenzione degli apparecchi è in capo agli enti o alle aziende in cui i macchinari sono ospitati. Salvo alcune rare eccezioni, che ricadono sotto la competenza dell’associazione stessa, per esempio per quanto riguarda i defibrillatori montati nelle pubbliche piazze, dal Duomo, a piazza Cavour, a San Fedele. Ciascuno di questi strumenti, spiegano gli esperti, ha bisogno di revisioni periodiche, le batterie hanno una determinata durata, ma anche gli elettrodi vanno ciclicamente cambiati.

Sono complessivamente 140 circa i defibrillatori automatici o semiautomatici distribuiti nella città di Como. Di questi un’ottantina si trovano in convalle e una cinquantina nell’area del centro storico. Si tratta di un presidio fondamentale per salvare la vita in caso di inaspettati eventi acuti, come già dimostrato diverse volte anche a Como.

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