Il Miur autorizza il cellulare in classe
Ma nelle scuole comasche era già in uso

Giovio e Setificio consentono da tempo l’utilizzo degli smartphone a scopo didattico. Caggiano: «Mai costretti a sanzionare i ragazzi per abusi». Peverelli: «Servono regole chiare»

Via libera all’utilizzo dello smartphone in classe, ma solo come strumento di lavoro: sì all’utilizzo di applicazioni e geolocalizzazione. No a messaggi e chiamate e, in generale, all’utilizzo personale del cellulare.

Nelle scuole comasche l’uso per fini didattici è già realtà da anni, come per esempio accade al liceo Giovio: «Per mia disposizione - spiega Marzio Caggiano, preside del Giovio - sono già due anni che adottiamo le misure appena pubblicate dal Miur. Abbiamo tenuto conto di quanto diceva l’ex ministro Berlinguer: “Tutto quello che non è specificatamente proibito dalla legge, è consentito”. Abbiamo quindi regolamentato e autorizzato l’utilizzo di smartphone, tablet e strumenti tecnologici».

Il liceo scientifico, dotato di rete wireless, è interamente cablato: «Ogni classe può diventare un laboratorio - continua Caggiano - Siamo molto soddisfatti: non c’è stato nessun telefonino ritirato né alcuna sanzione disciplinare. Sono contento che, finalmente, a livello istituzionale si recepisca quello che già di fatto accade».

Per Roberto Peverelli, preside del Setificio, l’utilizzo dello smartphone nelle aule scolastiche è possibile: «Dev’essere regolamentato con attenzione e usato con indicazioni molto chiare. Noi, per esempio, consentiamo agli alunni di fotografare la verifica una volta riconsegnata, così da avere una copia da portare a casa. Inoltre, per quanto riguarda la tecnologia, ci serviamo di pc, “Chromebooks” e dispositivi connessi. Inoltre, tutte le aule sono cablate e messe in rete».

Ci sono una serie di usi che semplificano la comunicazione fra scuola e famiglia. «Ovviamente - sottolinea Peverelli - l’uso del cellulare incrementa la possibilità di “abusi”, che sta a noi cercare di evitare attraverso i controlli e spiegando che, in una prospettiva più larga, non ha senso scaricare dalla rete la soluzione già pronta dalla rete. La questione esiste da sempre, e sta alla scuola essere attenta e mostrare ai ragazzi che quel piccolo vantaggio momentaneo non è così importante da conseguire».

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