Il processo per il delitto di don Roberto
«Condannate Mahmoudi all’ergastolo»

La Procura sollecita il carcere a vita per l’assassino di don Malgesini

«Chiedo che Mahmuodi Ridha venga condannato alla pena dell’ergastolo». Sono le 12.45 quando Massimo Astori termina la sua lunga requisitoria con la richiesta del carcere a vita a carico dell’assassino di don Roberto Malgesini.

Una lunga requisitoria, intensa, a tratti drammatica. Come quando, mentre il pubblico ministero ripercorreva quella tragica mattina di un anno fa, ha mostrato il video delle telecamere di via Milano alta che riprendono l’arrivo di Ridha Mahmoudi, in cui si scorge sullo sfondo l’assassino chinarsi con la mano armata di coltello che si abbassa violentemente. O come quando ha mostrato il corpo di don Roberto coperto di ferite o raccontato del reperto 3 recuperato sul luogo del delitto: la croce di legno del sacerdote ucciso.

Il magistrato ha ripercorso dettagliatamente tutte le fasi dell’inchiesta, la storia personale dell’assassino, l’assurdità dell’iter burocratico legato a quei sei decreti di espulsione con altrettante condanne per non aver obbedito a lasciare l’Italia ma mai eseguiti materialmente. E poi ha illustrato come non siamo davanti a una persona incapace di intendere e di volere, ma di un uomo che sicuramente ha manie di persecuzione, si sente vittima della giustizia, ma ha agito sapendo perfettamente quello che faceva. Un delitto premeditato a lungo, un proposito di vendetta verso coloro che, a suo dire, lo avrebbero tradito per farlo tornare in Tunisia.

«Qualsiasi ostacolo dev’esse abbattuto: la moglie, i volontari, gli avvocati» e, ovviamente, don Roberto.

La sentenza è attesa per il tardo pomeriggio.

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