Immuni (quasi) alla quarta ondata
Ma per le Rsa bilanci ancora in rosso

Resta grave la situazione economica delle case di riposo in città e in provincia - Le entrate sono ancora ferme e la grave carenza di personale sanitario rende difficile qualsiasi progetto

Como

Gli ospiti delle Rsa hanno passato quasi indenni la quarta ondata grazie ai vaccini, ma i bilanci delle case di riposo continuano ad essere in rosso.

Le famiglie hanno ancora timore ad affidare gli anziani con le visite e i saluti sempre contingentanti, i nuovi ingressi sono stati frenati dalle positività pur asintomatiche presenti nelle strutture e così le stanze non si sono mai del tutto riempite.

«Le residenze non sono sature, non abbiamo ancora un numero di ospiti sufficiente – spiega Gianmarco Beccalli , presidente della Ca’ d’Industria – la speranza è che la pandemia sia davvero alle spalle e si possa davvero ripartire». Dopo quasi dieci anni d’impegno per pareggiare i bilanci la scorsa primavera la Ca’ d’Industria piegata dal Covid ha deciso di chiudere villa Celesia per fare economia, ma i risparmi generati non hanno molto scalfito il buco di due milioni di euro accumulato. «Non siamo stati con le mani in mano e abbiamo immaginato nuovi scenari – dice Beccalli – per dare a villa Celesia diverse funzioni, per ricavare degli appartamenti autonomi. La nostra intenzione era puntare sull’assistenza domiciliare, ma attendiamo dalla Regione nuove opportunità e nuovi bandi».

L’assistenza domiciliare però si fa con gli infermieri e gli operatori sanitari. E purtroppo la grave carenza di personale sanitario nelle Rsa resta irrisolta. Tanto che alcune strutture decidono di recedere l’assistenza domiciliare per concentrare le energie sui centri principali. Anche il don Guanella ha rinunciato dal 2022 a questo servizio. Sulla mancanza di personale la Ca’ d’Industria ha perfino scritto al Prefetto.

«Il timore è che le case della comunità rastrelleranno ancora più infermieri e assistenti sanitari – dice Marisa Bianchi , direttrice della Ca’ d’Industria – in un momento in cui queste figure professionali già mancano. Quanto al nostro bilancio in attesa di redigerlo attendiamo riscontri da Regione e Ats. Ma è solo grazie al grande lavoro di tutto il personale delle case di riposo se nonostante tutto riusciremo comunque ad andare avanti».

Con l’arrivo dei vaccini dalla metà del 2021 le Rsa stavano tornando alla normalità. La quarta ondata, per fortuna senza un numero drammatico di vittime e ospedalizzazioni, dalla fine dell’autunno ha di nuovo congelato le cose.

«Anche il 2021 e l’inizio del 2022 per il nostro settore è andato male – ragiona Mario Sesana , presidente provinciale di Uneba, ente che raccoglie le Rsa del territorio – le entrate già compromesse due anni fa non hanno visto un rilancio. I saluti dal vetro o tramite plexiglass non aiutano le famiglie a riavvicinarsi alle nostre strutture. Il paradosso è che gli anziani arrivano nelle Rsa tardi, quando a casa è impossibile una gestire i bisogni di cura. Le condizioni di salute già molto compromesse avrebbero bisogno di un’elevata assistenza infermieristica che pochi riescono a garantire. E dunque è vero che si cerca di compattare le energie e tagliare i servizi esterni».

«Fintanto che non cambiano i protocolli, gli isolamenti, i test, le restrizioni a visite e saluti – dice Patrizio Tambini , presidente delle Giuseppine a Como – per noi resteranno i problemi legati ai costi e agli ingressi. Se davvero la pandemia è finita serve un allentamento delle regole». S.Bac.

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