Inverno? Nessuno se ne accorge. La temperatura è il doppio del solito

Il meteo Sul lungolago con una felpa e massime fino a 14 gradi: «Caldo sempre più anomalo». Al Nord delle Alpi tempo ancora mite e il 2022 è stato uno degli anni più secchi di sempre

Ieri pomeriggio sul lungolago si passeggiava con addosso solo una felpa. Qualche caloroso addirittura in maglietta. 14 gradi il 5 di gennaio, con l’aggiunta dell’irraggiamento solare nelle ore centrali del giorno, hanno conferito a questo esordio del 2023 l’aspetto di una primavera anticipata. «Poteva anche andare peggio, come accaduto nei giorni scorsi sull’Europa centrale e occidentale, dove sono state superati decine di record di temperatura. Nelle nostre zone, grazie all’arco alpino e al catino padano, il riscaldamento è più contenuto»: così Gianluca Bertoni, ingegnere ambientale con la passione per la meteorologia e una piccola stazione meteo in giardino.

«In generale è stato l’anno più caldo e più secco per buona parte del nord-ovest italiano. La scarsità di precipitazioni provocherà dei problemi di approvvigionamento idrico peggiori di quelli dello scorso anno, a meno di importanti precipitazioni nei prossimi mesi»

A Como le massime sono risultate tra i 12 e i 14 gradi in base alle zone (il doppio rispetto alle medie del periodo). Quello che sta avvenendo in questo momento, secondo il meteorologo, è un cambio della circolazione generale dell’atmosfera con effetti diversi, ma in linea generale tendente ad aumentare le temperature: «Nello specifico il caldo anomalo di questi giorni, ed è anomalo perché ormai sta durando da parecchio tempo, è dovuto alla somma degli effetti del cambiamento climatico in atto e di un anticiclone che porta in Europa aria calda dall’Africa. La corrente arriva da sud-ovest e ha investito soprattutto l’Europa centrale, mentre l’area pedemontana in parte è stata riparata dall’arco alpino. In Svizzera, Francia, Polonia, in questi giorni sono state rilevate temperature fino a 19 gradi». Sul lago non si osservano gelate da un paio di settimane, e in aggiunta le precipitazioni sono ancora inferiori alla media del periodo.

«In generale è stato l’anno più caldo e più secco per buona parte del nord-ovest italiano. La scarsità di precipitazioni provocherà dei problemi di approvvigionamento idrico peggiori di quelli dello scorso anno, a meno di importanti precipitazioni nei prossimi mesi. In molte zone è piovuto metà del normale». Secondo Bertoni, in linea generale, non è un errore parlare di cambiamento climatico. «Dal punto di vista scientifico è vero che non c’è ancora la base statistica per poterlo affermare, ma è evidente a tutti che qualcosa è cambiato. Basta pensare agli inverni di dieci o vent’anni fa. Adesso piove poco, nevica raramente e la neve non resiste neanche in montagna. Il riscaldamento globale c’è e sembra rapido, probabilmente molto più rapido di quanto non fosse stato previsto dagli scenari di qualche anno fa».

«Secondo me al massimo potremo avere ancora qualche breve fase di freddo, ammesso che arrivi, ma temo che l’inverno per come lo conosciamo sia praticamente finito»

Al momento l’anomalia termica riguarda quasi tutta l’Europa, ma la presenza delle Alpi a protezione della fascia pedemontana favorisce la formazione di inversioni termiche sulla pianura padana.

L’aria rimane intrappolata, quindi più fresca ma anche più inquinata. L’aria più mite riscaldata dall’anticiclone scorre a latitudini maggiori senza grandi ostacoli orografici, ed è proprio questo fenomeno che ha portato temperature molto elevate sull’Europa centrale nei giorni scorsi. Intanto da domenica sono previste nuove precipitazioni, anche se i termometri non si abbasseranno in modo significativo e non è prevista neve a basse quote. «Le temperature non si porteranno ancora su valori tipicamente invernali alle nostre latitudini - spiega - Secondo me al massimo potremo avere ancora qualche breve fase di freddo, ammesso che arrivi, ma temo che l’inverno per come lo conosciamo sia praticamente finito».

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