Investì una ragazzina sulle strisce
Condannato a lavorare per il Comune

Il giudice ha stabilito anche che l’investitore dovrà risarcire la giovane vittima Lei da allora non si è mai ripresa. La mamma: «Le siamo vicini, ma è dura»

“Messo alla prova”, ma dovrà pure risarcire, a titolo poco più che simbolico, la ragazza che è rimasta ferita in modo gravissimo dall’investimento da lui provocato il 22 aprile di due anni fa a Lora, all’attraversamento pedonale tra le vie Buozzi e Oltrecolle: è quanto ha deciso ieri mattina il giudice a carico di un 38enne, di Como.

Dovrà svolgere lavori socialmente utili per conto del Comune di Erba per 250 ore complessive, da spalmare su 8 mesi (in aggiunta ai suoi normali impegni lavorativi), e dovrà versare una somma di cinquemila euro alla giovane, oggi diciassettenne, che porta ancora i segni di quell’incidente. Già fissata in Tribunale per il 27 aprile 2020 l’udienza per l’esito della messa alla prova.

Una formula che permetterà all’uomo, che ha sempre sostenuto di non avere visto la ragazzina attraversare la strada sulle strisce pedonali (in effetti quell'attraversamento non è illuminato e di notte è scarsamente visibile), di mantenere immacolata la fedina penale (l’esito positivo della messa alla prova estingue il reato), ma che in qualche modo dà soddisfazione anche ai parenti della vittima.

Una soddisfazione di tipo morale, ma la realtà dei fatti è che la vita della giovane resta gravemente compromessa: uscita dal coma dopo 94 giorni, ha subito danni che ancora ne compromettono le normali funzioni vitali.

E quella somma a titolo riparatorio, cinquemila euro, è poco più che simbolica, rispetto a quanto già risarcito dall’assicurazione dell’uomo (900mila euro, di cui 780mila per la ragazza e 120mila per i genitori), e soprattutto rispetto alle richieste che i familiari si apprestano a portare avanti con un’azione civile: circa tre milioni complessivi, tra danno biologico, danno per la perdita di capacità lavorativa, le cure mediche e il sostengo permanente di cui la giovane ha bisogno.

Una vicenda dolorosissima. «Noi la assistiamo in ogni momento della giornata - dice la mamma - Di progressi ne sono stati fatti, anche perché mia figlia è una ragazza coraggiosa. Ci siamo rivolti a tanti specialisti, luminari in materia (tra cui anche il medico che cura Schumacher, il professor Leopold Saltuari, di Innsbruck) la speranza c’è sempre, ma è davvero molto dura».

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