Irruzione (e furto) in università
«Scusate, fuori faceva freddo»

Brutta sorpresa in via Valleggio alla riapertura dopo le Feste Spariti tre pc, imbrattati arredi e pareti nell’ufficio di direzione della “Torre”

Brutta sorpresa in università, all’interno della cosiddetta “Torre” di via Valleggio, l’edificio che si trova accanto al “Cubo” dei chimici.

In una notte compresa tra il 31 e il 7 - cioè nel periodo in cui gli uffici sono rimasti chiusi per le vacanze di fine anno - qualcuno è riuscito a introdursi all’interno degli uffici della direzione, situati al quarto piano, forzando una porta di quelle che si aprono sulle scale di sicurezza esterne, utilizzate dagli intrusi per salire.

La sgraditissima sorpresa risale a giovedì 7, alla riapertura degli uffici - ma la notizia è emersa soltanto nelle ultime ore - quando il personale non ha potuto che constatare i danni, ancora difficili da quantificare ma non propriamente irrisori. È stata sì denunciata la scomparsa di un paio di computer, ma più che di un furto bisognerebbe parlare di una prolungata sessione di atti vandalici perpetrati contro la struttura, i muri e gli arredi. Prima che si procedesse a ripulire c’erano scritte dappertutto, ivi compresa una sorta di ironica giustificazione che suonava più o meno così: «Scusate, fuori faceva freddo». L’episodio è stato ovviamente denunciato ai carabinieri che ora indagano per risalire ai responsabili. Sono state peraltro ritrovate tracce abbastanza evidenti di un festino, di bagordi che farebbero pensare che l’incursione risalga alla notte di Capodanno e che gli autori si fossero dati appuntamento da quelle parti, fuori dall’edificio, per brindare al nuovo anno. Naturalmente non ci sono testimoni, anche perché quella sera - con il coprifuoco in vigore - non c’era in giro davvero nessuno. «La zona - conferma il professor Umberto Piarulli, direttore del Dipartimento di scienze e alta tecnologia - la sera è molto poco frequentata, a maggior ragione in periodo di pandemia». Dispiace, prosegue il professore, soprattutto perché non si può - dice - fare dell’università un luogo chiuso, fortificato: «La sua vocazione è di segno opposto, quella di restare aperta alla città, alla sua comunità, di essere uno spazio di accoglienza e non di chiusura. Anche se, a questo punto, per garantire una maggiore sicurezza, qualcosa provvedimento andrà intrapreso»

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