La beffa: mezzo treno chiuso
E nell’altro pendolari in piedi

Prima ritardi e soppressione dei treni ora carrozze chiuse e viaggiatori stipati nei pochi vagoni a disposizione

Prima ritardi e soppressione dei treni ora carrozze chiuse e viaggiatori stipati nei pochi vagoni a disposizione. Non c’è pace per i pendolari che dalla stazione di Como San Giovanni devono raggiungere Monza e Milano con Trenord. E oltre al danno la beffa.

Le linee di cui parliamo sono quelle del Tilo, il servizio transfrontaliero che collega il Canton Ticino con la Lombardia grazie alla collaborazione tra le ferrovie svizzere e Trenord. La beffa? Il problema delle carrozze chiuse segnalato a Como, in Svizzera non esiste proprio. «Sulle nostre tratte - spiega l’addetto stampa Patrick Walser - non ci risultano essere problemi di questo tipo». A raccontarci di quello che succede sui treni che viaggiano tra Como e Monza, la direttrice 6, è Maria Ricci, 52 anni. Ricci abita a Como e lavora a Monza, è dipendente di una pubblica amministrazione e tutti i giorni prende, cerca di prendere, il treno. Sconfortata, ma è un eufemismo, per i continui disservizi, ha scritto al giornale La Provincia per denunciare la situazione. «Saliamo e troviamo le carrozze chiuse e così ci dobbiamo infilare e stipare tutti negli stessi vagoni - spiega - . L’ultima volta è successo martedì ma in questi mesi è capitato spesso. Abbiamo chiesto spiegazioni al personale presente e ci è stato detto che in base al numero di vagoni deve essere garantito un numero proporzionale di addetti. Se però il personale non è sufficiente, come tutta risposta chiudono le carrozze».

«Ho scritto al servizio assistenza - prosegue Ricci -. Sono molto gentili, ti rispondono “ci scusiamo per il disagio”. Arrivi in stazione ed è un continuo scusarsi, così tu sei in balia di queste sciagure quotidiane e non puoi neanche lamentarti. Va bene tutto, però ad un certo punto il servizio deve essere garantito e ci deve essere più attenzione. Sembra di essere nel Medioevo».

E Trenord? Dalla società, che è nata dall’unione di Trenitalia e Ferrovie Nord, partecipanti al 50%, arriva la conferma: «Il treno delle 8.12 di martedì 22 maggio era un treno “a doppia composizione” che prevede la presenza di due capitreno ed era agibile solo per metà per l’assenza di personale da adibire all’assistenza dei passeggeri nel secondo convoglio».

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