La rabbia dei camionisti
«Aumentano i costi»

La chiusura del ponte e i suoi disagi. «Così facciamo più strada e impieghiamo più tempo»

«Non possiamo mettere le ali». La chiusura al viadotto dei Lavatoi accende la rabbia degli autotrasportatori, che si sentono accerchiati dai divieti. Quanto accaduto a Como è solo l’ultima goccia e il vaso è già traboccato da un pezzo. Eppure danno la disponibilità al confronto, perché serve una soluzione, e al più presto.

«Certo che siamo arrabbiati - conferma Roberto Galli, presidente di Confartigianato Trasporto - Il viadotto è un problema che segue una serie di altri. Noi siamo pronti a sederci a un tavolo e dare i nostri consigli». Consigli di chi conosce bene i nodi della viabilità e gli effetti dei vari provvedimenti.

Quali, ad esempio? «La tempistica che si allunga - risponde Galli - con il consumo del carburante e l’usura del mezzo. Né dimentichiamo il tempo dei dipendenti: ci sono i controlli sul monte ore per guida, quindi anche su questo aspetto ha influsso. Ora tutto ciò insieme incide nel creare aggravio al trasporto, aggravio che poi non ci viene riconosciuto come imprese che svolgono un servizio».

Concorda Luca Riva, che rappresenta gli autotrasportatori per Cna del Lario e Brianza. «Adesso parliamo del viadotto dei Lavatoi, ma quanti ponti sono stati chiusi ultimamente. E quanti paradossi. Troviamo sui ponti della superstrada il vincolo delle 44 tonnellate come portata, ma possiamo circolare con 46, perché c’è la tolleranza del 5%. E ancora, prima non potevamo passare sotto il viadotto, perché la strada era stretta e pericolosa. Con la chiusura del ponte pericolante, il divieto è tolto. Invece, bisognerebbe risolvere il problema una volta per tutte. E presto».

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