«La scienza oggi non sa
se ci sarà un’altra ondata
Nessuno deve mollare»

Il virologo Pregliasco mette in guardia dal “liberi tutti”.«Andiamo al lavoro e al mare, ma in modo responsabile». «Questo nuovo virus ha dimostrato di saperci fregare...»

Dobbiamo aspettarci il meglio preparandoci al peggio.

Questa è la chiave di lettura che il virologo Fabrizio Pregliasco suggerisce sull’andamento dell’epidemia. Con un calo ormai netto dei contagi e dei ricoveri, con la carica batterica del virus in diminuzione, le cure migliorate e una maggiore preparazione dei medici e degli ospedali, oggi la tentazione di “mollare” e comportarsi esattamente come nell’era pre-virus è forte.

Non ci sono certezze

«Questa prima ondata è in chiusura – spiega il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi e docente all’Università degli Studi di Milano – ma sull’evoluzione di questa malattia non ci sono certezze dalla scienza. Io non penso sia la fine, o comunque non è detto. La malattia per esempio può diventare endemica, può continuare a vivere sottotraccia, nei soggetti asintomatici o nei pazienti con pochi sintomi. Dunque ripeto che serve una serena vigilanza. Serena perché è importante tornare alla normalità, al lavoro. I danni lasciati dalla pandemia non sono solo i dolorosi decessi, le profonde ferite psicologiche e le patologie associate, ma anche l’occupazione persa e le ricadute economiche. Aspettando il meglio dobbiamo comunque prepararci al peggio. Dobbiamo essere pronti a gestire un possibile ritorno, a controllare l’ipotetica crescita del contagio, a fermare i nuovi eventuali focolai. Il virus la prima volta ci ha già, per così dire, fregato. Ha delle caratteristiche ancora sorprendenti. Bisogna dunque continuare ad essere responsabili senza essere ipocondriaci». Gli strumenti sono sempre gli stessi, secondo Pregliasco la ricetta è ormai nota: mascherina, distanza, igiene delle mani. Ma anche tracciamento, controllo dei positivi, quindi test e tamponi. Un lavoro in capo alla medicina preventiva, ma anche alla medicina territoriale e in ultimo anche ai grandi ospedali.

Rischi con l’autunno

In autunno potrebbe arrivare una seconda ondata. «Anche questo non è certo, ma è possibile – dice Pregliasco – Mentre dei focolai teoricamente possono anche accendersi domani. Vero è che un simile agente patogeno è facilitato dalla stagione autunnale, dagli sbalzi termici. L’ambiente gli sarà ancor più favorevole durante la prossima stagione influenzale. Perché come ha già fatto può mescolarsi con la normale influenza ed entrare più agevolmente nell’organismo umano. Da qui l’importanza della vaccinazione antinfluenzale come strumento preventivo».

Per gli over 65 l’antinfluenzale è già gratuito, l’età con ogni probabilità sarà abbassata ai 60 anni e anche per i bambini dai 6 mesi ai sei anni il presidio sarà fortemente raccomandato. La vaccinazione aiuta a fare la diagnosi, serve a non fare confusione tra la normale influenza e il coronavirus. Ma secondo le autorità sanitarie è importante perché il coronavirus usa le stesse porte d’accesso per entrare nel corpo umano già aperte dal suo più classico parente e perciò può colpirci con più facilità. Ma dire davanti ai microfoni che «il virus è clinicamente scomparso», come ha fatto il primario del San Raffaele Alberto Zangrillo scatenando un mezzo putiferio, è un errore? «Ma no, la sua uscita è stata letta e comunicata male – commenta Pregliasco – io credo che abbia voluto enfatizzare l’elemento clinico oggettivo. La situazione attuale. La diminuita virulenza della malattia, il calo drastico dei ricoveri e dei pazienti gravi. E’ un fatto difficilmente confutabile all’interno degli ospedali e sono molte le voci che sottolineano questo aspetto positivo. Non penso volesse mettere per forza il punto, non era addio o un liberi tutti. Il messaggio era piuttosto un invito alla ripartenza. Perché adesso dobbiamo ripartire. E possiamo anche partire per le vacanze. Sempre però con il buon senso, con la responsabilità che ci ha contraddistinto».

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