Che anno terribile: tante le vittime degli abissi del lago nel corso dell’estate

Incidenti Sono cinque le persone annegate nelle acque del Lario solo quest’estate, ma anche altri bacini di acqua dolce del nostro territorio possono rivelarsi fatali

Le acque dolci, per molte sostituto del mare soprattutto nella stagione estiva, non perdonano chi si getta tra le loro braccia nel momento sbagliato o con le modalità sbagliate. Lo shock termico è una delle principali cause di annegamento per chi muore nei laghi: l’impatto con l’acqua fredda successivo ad un tuffo al termine di una giornata molto calda porta infatti a un ritorno di sangue improvviso dalla periferia, dalle mani e dai piedi, verso il cuore. il corpo risente molto della vaso costrizione causata dall’acqua - che può provocare anche fatali casi di indigestione - portando alla mancanza di respiro o, nei casi peggiori, anche a un arresto cardiaco.

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I soccorsi

Quando la tragedia ha luogo è di fondamentale importanza lanciare quanto prima possibile l’allarme, in modo tale che i soccorsi, sia da terra che sull’acqua, possano arrivare sul posto per tempo, prima che la persona anneghi e sparisca tra le acque, imprigionata dalla forza delle correnti. Correnti che, soprattutto nei punti in cui il lago diventa più profondo, sono particolarmente impetuose. Ogni minuto perso può essere fatale in questi casi: motivo per cui si sono scatenate in questi mesi le polemiche sulla carenza di mezzi e l’assenza di sommozzatori che ogni volta devono partire da Milano, riferimento per tutta la Lombardia.

I casi

La prima vittima degli abissi del lago è rimasta intrappolata nelle acque di Gravedona a fine maggio: una turista francese di 54 anni è morta dopo essersi tuffata dall’imbarcazione al largo di Gravedona. La donna è stata inghiottita dal lago dopo essersi tuffata dalla barca, per poi emergere dopo pochi istanti in arresto cardiocircolatorio e in stato di incoscienza.

Un giovane di 17 anni di nazionalità turca invece è il secondo annegato della stagione: dopo circa mezz’ora sott’acqua, di fronte a Viale Geno, a Como, il suo corpo è stato riportato in superficie sotto gli occhi del fratello.

Un’altra tragedia sul Lario è avvenuta nei pressi del Tempio Voltiano, a Como. Lì un giovane di 17 anni è annegato, dopo un tuffo mortale sotto gli occhi di un uomo lanciatosi in acqua per soccorrerlo.

E ancora un altro straniero, un turista di nazionalità neozelandese, è scomparso nelle acque del lago di Como, dopo essersi tuffato di fronte al lido di Viale Geno, di fronte alla moglie e al figlio. Ritrovato a sei metri di profondità dopo un’ora e mezza di ricerche, anche per lui non c’è stato niente da fare.

Inglese invece il giovane annegato nei pressi di Torno, dove si è inabissato senza più riemergere in un punto dove la balneazione è vietata. In certi casi per recuperare i corpi delle vittime del lago i soccorritori impiegano qualche ora, in altri casi intere giornate e nella peggiore delle ipotesi le ricerche possono restare senza soluzione. Quest’ultimo è il caso di un villeggiante tedesco, sparito nel lago proprio quest’estate: di lui è stata trovata solo la barca alla deriva.

E infine l’ultima tragica notizia risale alla fine di agosto, quando un turista della Repubblica Ceca, tuffatosi per recuperare la pallina lanciata a Buddy, il suo cagnolino, non è più riemerso dalle acque del golfo di Venere.

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