Le parole di Cantoni per l’Abbondino d’Oro a don Malgesini: «Un “folle” capace di donare la vita a Dio»

Benemerenza Un lunghissimo applauso commosso ha accompagnato la consegna alla sorella del sacerdote

Chi a Como non conosce don Roberto? Chi non ne ha mai sentito parlare?

Non alludo ai credenti o ai soli praticanti, ma a tutti i cittadini di Como, proprio tutti. Quante persone ho incontrato in Italia che mi hanno chiesto se venissi da quella città in cui è stato ammazzato quel prete... Sì, don Roberto! Quanto più passa il tempo, tanto più si mantiene e si sviluppa il suo ricordo e la devozione alla sua persona, la stima per la sua opera.

È un prete stimato e tanto amato da tutti, anche se con motivazioni diverse. Penso perciò che l’Abbondino d’oro sia frutto di una scelta che nasce “dal basso”, da una storia ampiamente condivisa, da coloro che hanno collaborato con lui, ma soprattutto dalla gente comune, che ricorda don Roberto, lo apprezza, lo ammira e lo Invoca. Certo che don Roberto è stato una pietra di inciampo, non nascondiamolo! Disturbava, anzi inquietava.

A livello ecclesiale, innanzitutto, e a livello della società, per come si poneva, per quello che offriva, per il modo con cui sapeva entrare simpaticamente in relazione con le persone. Sempre, certo, con grande rispetto, con uno sguardo di mitezza, gioioso, e perfino con un pizzico di umorismo! Non si perdeva d’animo, né era facile allo scoraggiamento. E nemmeno desisteva se trovava ostacoli: da buon valtellinese, testa dura!

Dove c’era gente che poteva aver bisogno di lui, lì accorreva. Si direbbe che fosse attratto dai più malcapitati. E ad essi accorreva, portando non solo caffè e brioche, ma anche una tenera amicizia, quella sola capace di alleviare la solitudine o il senso di fallimento in chi nella vita ha perso tutto, soprattutto la dignità.

Nella vita ho avuto modo di incontrare vari “matti”, con stili differenti, ma tutti strani. Nello stesso tempo, ho avuto la fortuna di incontrare però anche dei “folli”. C’è una grossa differenza tra i matti e i folli! Fra questi, è appena morto qualche giorno fa, a Palermo, fratel Biagio, anche lui, un mite potente lottatore, un dono per i poveri.

Venuto qualche anno fa a Como (nel 2020) a piedi diretto a Bruxelles per invocare pace, come una calamita i due si sono attratti immediatamente e capiti, in perfetta sintonia spirituale.

Don Roberto lo ha ospitato nella sua casa, generando una felice intesa, attraverso un dialogo che continua ancora ora, oggi, nella casa del Padre comune, dove certamente entrambi sono riuniti in festa. Vorrei porre tra i folli che ho conosciuto anche don Roberto. Sapeva di rischiare! Molti glielo avevano raccomandato, e tra questi anch’io: “Stai molto attento, perché c’è da aspettarsi di tutto, anche il peggio!” Don Roberto sorrideva, alzava le spalle, non curante di sé. Si è donato fino alla fine.

Allora non mi rimane che una invocazione: Signore, donaci ancora dei “folli da slegare”, persone che come don Roberto donano loro stessi, fino a rischiare la loro vita, a imitazione di Te, che ci hai amati e hai dato tutto se stesso per noi.

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