«Le paure dei genitori
creano giovani soli»

Lo psicologo Matteo Lancini oggi alle 18 all’Auditorium della Camera di Commercio

Avere numeri precisi è difficile, ma il fenomeno è in aumento, anche sul nostro territorio. Sono sempre di più gli adolescenti che abbandonano ogni relazione sociale e si chiudono nella loro stanza, sostituendo magari i contatti reali con quelli virtuali.

Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica, presidente della fondazione Minotauro di Milano e docente al dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca, è autore del libro “Il ritiro sociale negli adolescenti, la solitudine di una generazione iperconnessa”. Oggi pomeriggio, alle 18, all’auditorium della Camera di Commercio (L’incontro è patrocinato dal quotidiano “La Provincia”, dall’Asst Lariana e sarà moderato dal direttore del quotidiano Diego Minonzio. Alla discussione parteciperanno Franco Castronovo, referente bes/dsa e disabilità dell’Ufficio scolastico provinciale, Sabrina Colombo, imprenditrice mamma di due figli adolescenti e fondatrice di “mastermamma.it”, Patrizia Conti, responsabile dell’unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Asst Lariana, e Gaetana Mariani, presidente e direttore generale di villa Santa Maria Scs), traccerà un quadro di una questione ancora poco conosciuta ma che come impatto sociale, per usare un paragone, colpisce gli adolescenti maschi come l’anoressia colpisce femmine.

Il fenomeno non è ancora noto a tutti. Quando parliamo di “ritirati sociali”, cosa intendiamo?

In Giappone hanno coniato un termine ad hoc, “hikkomori”, stare in disparte. Si tratta, in buona sostanza, di ragazzi prevalentemente maschi che, con l’arrivo dell’adolescenza, quando dovrebbero nascere socialmente e andare verso l’autonomia, sviluppano diverse problematiche legate alla relazione con l’altro, in particolare a scuola e in generale con l’ambiente circostante. Il risultato è il ritiro in stanza. Il libro prova a tracciare il profilo dell’adolescente contemporaneo e, fra le altre cose, analizza il perché della diffusione di certi comportamenti. Fino a pochi anni fa, si prestava tantissima attenzione, quasi fosse una nuova epidemia, al disturbo alimentare femminile. Il ritiro sociale rappresenta oggi, per certi versi l’equivalente maschile: i ragazzi al posto d’andare verso l’esterno, sviluppano una fobia scolare e poi si richiudono.

Ci sono categorie più a rischio?

È molto difficile avere dati certi. Inizialmente, secondo i nostri studi, si parlava di figli unici, provenienti da famiglie benestanti, senza disagi sociali oppure economici. La verità oggi è più complessa: il fenomeno si sta espandendo e riguarda ceti diversi e non per forza figli unici. I ragazzi sono spesso intelligenti, sopra la media, magari con problematiche di disturbi specifici dell’apprendimento, ma non intellettive. Spesso sono anche ottimi studenti.

Qual è la situazione sul nostro territorio?

La questione è diffusa in tutta Italia, provincia lariana compresa. Per esempio in Lombardia, dove siamo chiamati a fare formazione, c’è richiesta.

Come si è arrivati a questo punto?

Le piazze virtuali hanno sostituito quelle reali. Prima, gli adolescenti, anche nel Comasco, crescevano e giocavano nei cortili e nei giardini, dove si combattevano battaglie epiche con cerbottane e fionde. Oggi, questi giochi sarebbero visti come violenti e pericolosi da parte dei genitori. Un tempo non si aveva paura di tornare a casa da soli, a un certo punto invece la società e i modelli educativi degli adulti sono stati investiti dall’idea che il mondo fuori fosse molto pericoloso. Inoltre, si va sempre di più verso una società individualista, dove si fa meno attenzione ai figli degli altri. Infine, la popolarità è diventata una questione fondante.

La rete e i social contano?

Va considerato il contesto in cui si sono mosse le nuove tecnologie. Oggi, di sicuro si fanno esperienze con la rete. Certo, lo smartphone ha contribuito, idem i social, ma è necessario tenere a mente che le nuove generazioni crescono in un modo diverso. Peraltro, i ritirati sociali più gravi non usano internet e non hanno Facebook o Instagram.

Cosa possono fare i genitori?

Siamo in una società competitiva e con grandi aspettative sui ragazzi. Oggi, in adolescenza, non esiste più la trasgressione, non si cresce per opposizione. Il tema centrale è la delusione: non ci si sente mai all’altezza, quindi è necessario riaprire a un’idea di comunità capace di contrastare l’individualismo. Inoltre, la rete è sempre più importante e credo sia necessario aiutare ed educare, piuttosto che vietare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA