L’Insubria è più cara delle università milanesi

Studiare costa La denuncia di una studentessa: «A Como mai speso meno di 2.200 euro». Cifre alte rispetto a Bergamo e alla Statale. “No tax area” sotto i 22mila euro di reddito

Università a portata di tutte le tasche? Non proprio.

A farlo notare è una studentessa iscritta all’Insubria, «figlia di un impiegato e di una professoressa». Stando alla segnalazione della giovane comasca, la sua famiglia non ha mai speso meno di 2200 euro di tasse. «In altre università – è la denuncia - avrei speso molto meno della metà».

Il sistema contributivo

In generale, il sistema contributivo accademico è costituito da una parte di tassazione fissa e da una variabile. La prima è uguale per tutti ed è composta da due voci, l’imposta regionale e il bollo, per un totale di 156 euro. La seconda, invece, definita di solito “contributo unico”, dipende da diversi fattori, fra cui la condizione economica del nucleo famigliare dello studente valutata attraverso l’Isee, i voti e il numero di esami dati, il corso di laurea e le esenzioni di ogni singolo ateneo. All’Insubria, uno studente del secondo anno, in regola con gli esami e con un imponibile di 30mila euro, paga, in totale, 1116 euro. La cifra, rispetto a due anni fa, è in calo di un’ottantina di euro. Come ricorda la stessa università di Como e Varese, «chi ha un Isee al di sotto dei 22mila euro non paga nulla. Inoltre, tutti gli studenti idonei, con i requisiti di reddito, ottengono la borsa di studio: i contributi sono erogati dalla Regione, ma l’ateneo stanzia fondi propri per garantire che siano soddisfatte tutte le richieste».

Per il prossimo anno accademico, la Bicocca ha esteso la “no tax area” a 25 mila euro di Isee. A beneficiarne saranno oltre 13.600 studenti, cioè un terzo degli iscritti, a patto che siano in possesso anche di «alcuni requisiti di merito e accesso agli studi». In generale, però, studiare all’ateneo meneghino costa molto meno rispetto all’Insubria: uno studente in corso con un imponibile di 30mila euro spende, in totale, 325 euro.

Alla Statale, «gli studenti in corso e fuori corso fino al primo anno, con l’Isee non superiore a 22mila euro», non devono versare la seconda rata. Anche in questo caso, tenendo sempre lo stesso metro di paragone, l’iscrizione è più economica: una famiglia con un imponibile di 30mila euro arriva a versare nelle casse dell’università milanese 456 euro.

A Brescia, un ateneo con un numero d’iscritti simile all’Insubria, il consiglio d’amministrazione ha approvato il nuovo regolamento per la contribuzione studentesca, confermando la no tax area per redditi fino a 22mila euro. In questo caso, le tasse da pagare per gli studenti sono, in proporzione, leggermente più alte rispetto alla realtà comasca e varesina: chi ha un Isee di 30mila euro arriva a saldare tre rate per un totale di 1228 euro. A Bergamo, istituto di grandi dimensioni, con lo stesso indicatore si paga molto meno: i contributi da versare sfiorano i 500 euro, fermandosi a 496.

Il Politecnico, il più caro

Fra gli atenei statali lombardi, il più caro rimane il Politecnico. Tenendo gli stessi parametri usati per le altre università, si spende fino a 1639 euro. Però, anche per chi ha un’Isee di 30mila euro, sono previsti degli esoneri parziali. Chi è in regola può abbattere i costi, risparmiando sul totale oltre 400 euro.

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