L’orafo, le foto e il recipiente: il mistero del tesoro nascosto

Archeologia e fantasia I racconti di Paolo Lipari sono stati pubblicati a soli due mesi dalla scoperta delle monete romane in via Diaz e propongono una soluzione del giallo risalente all’antica Roma

A volte a lavorare di fantasia non ci si sbaglia. In “Tesoro mio”, pubblicato da New Press a soli due mesi di distanza dal ritrovamento in via Diaz, Paolo Lipari giocò ad avanzare varie ipotesi riguardo la dinamica che dovette condurre all’occultamento del tesoro.

Nel racconto “Carrozza 5”, la soluzione del mistero cui approda un certo Mr H., facilmente identificabile come nuovo Sherlock Holmes, è curiosamente coincidente con almeno un dato che la meticolosa ricerca archeologica ci ha recentemente consegnato: il tesoro di Como rimanda alla bottega di un orafo di altissimo rango.

«Sì - conferma il regista comasco - Mr H., vanitoso qual è, non ha certo mancato di sottolineare al suo fedele Mr. W. il fatto che anche in questo caso ci ha visto giusto: Un orafo..., elementare Mr. W! Ovviamente glissando sul fatto che la sua soluzione non è che collimi proprio del tutto con quella scientifica… Però bisogna dargli atto che nell’ottobre del 2018 nessuno aveva ancora parlato di semilavorati o di materiali funzionali all’arte orafa. Venne solo annunciata la presenza di tre anelli, tre orecchini ed un lingotto».

La fantasia fatica sempre ad arrestarsi. È successo anche in questo caso? «In “Tesoro mio” i racconti sono otto ma, almeno nella mia testa, la produzione è poi andata avanti. Del resto, a distanza di quattro anni, nonostante una ricerca archeologica estremamente rigorosa e sofisticata, restano importanti zone d’ombra. E allora figuratevi se per esempio un tipo come Mr H. ha voglia di fermarsi... Anzi!».

D’altra parte la vicenda del tesoro, per quanto indagata a fondo, almeno a livello di suggestioni lascia ancora spazio a molte ipotesi ... Forse Mr. H. ne ha qualcuna in serbo. «Non esattamente. La sua attenzione si è focalizzata sul momento cruciale: quello del ritrovamento. Il fatto è che Mr. H. avrebbe tanto voluto essere lì, vivere sul campo quell’emozione davvero unica e soprattutto soddisfare la sua incontenibile curiosità scientifica».

Ovvero…? «Per esempio, si è messo ad analizzare le foto scattate al momento del ritrovamento con l’intenzione di farsi una specie di suo film mentale, ma niente… non riesce a capire quale foto viene prima e quale dopo. Oppure vorrebbe comprendere meglio la dinamica che portò all’accidentale rottura della pietra ollare da parte della piccola ruspa, a cinquanta centimetri dai muri romani… ma anche qui non sa andare oltre ad una citazione: Quando parla il caso, la scienza non sta in silenzio. Non so cosa voglia dire ma è una frase di A. Comte cui Mr. H. è molto affezionato». Be’, se ha delle domande in testa, basterebbe esplicitarle: leggeremo un giallo sul ritrovamento delle monete? «No - chiude Lipari - da vecchio volpone Mr. H. si è convinto di una cosa: oggi anche la più ingenua curiosità è letta come inconcepibile sospetto. Meglio inventarsi i film. E poi lui se ne sta a Londra…».

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