Lungolago, Comune ko
«Commissario per l’opera»

I consiglieri regionali: «Basta, Como non se ne occupi più». L’indagine: i tecnici accusati di illecita turbativa d’asta

Il giorno dopo le perquisizioni della guardia di Finanza su mandato della Procura - che sono proseguite negli uffici comunali fino a notte fonda - a Palazzo Cernezzi è stato il giorno degli incontri tra il sindaco Mario Lucini, il segretario generale Tommaso Stufano, e i dirigenti Antonio Ferro e Pietro Gilardoni, entrambi indagati così come il primo cittadino nell’ambito dell’inchiesta sul cantiere delle paratie.

C’è chi, anche all’interno della giunta, a taccuini chiusi ammette che al momento, una soluzione non c’è. «Non so a questo punto nemmeno se esista» aveva detto a caldo il sindaco, poche ore dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia e con la Finanza ancora negli uffici ad acquisire documenti e a controllare computer, tablet e cellulari di dirigenti e alcuni dipendenti del settore paratie. «Siamo in un vicolo cieco» le parole usate da alcuni esponenti di giunta per descrivere la situazione già difficile dopo la relazione dell’Anticorruzione, ma precipitata dopo il bliz della Procura.

In Regione Lombardia prende piede l’ipotesi di un commissariamento. Va detto che lo stesso Pirellone potrebbe decidersi di riprendersi la gestione della pratica, poiché il Comune di Como è, di fatto, stazione appaltante di un’opera regionale. «Secondo me il sindaco Lucini - dice il sottosegretario regionale e coordinatore provinciale di Forza Italia Alessandro Fermi - oggi nell’interesse di Como dovrebbe almeno valutare, se tiene alla città, l’ipotesi di chiedere un commissariamento ad acta. Solo un soggetto terzo a questo punto può rapportarsi con Procura, Anticorruzione e Corte dei Conti e cercare di risolvere il problema». Parla di commissario anche il consigliere regionale della Lega Dario Bianchi.

E che in Regione qualcosa si stia muovendo: «Ho sentito il presidente Maroni - dice Eugenio Zoffili, vicesegretario provinciale del Carroccio - Gli abbiamo chiesto di prendere totalmente in carico con Regione Lombardia la gestione della problematica che deve essere tolta al più presto all’ inconcludente e inadeguato Comune di Como. Da parte sua massima disponibilità e determinazione, si stanno valutando diverse soluzioni». Dal sindaco ieri è arrivata subito una risposta: «Non c’è bisogno che il Comune chieda alla Regione. Si tratta di un’opera di competenza regionale. Se vuole concludere il cantiere la Regione va benissimo, non mi offendo di certo».

Sul fronte dell’indagine, sono due le persone che, in Comune, hanno in mano il pallino del progetto paratie. E che, di quel cantiere, conoscono vita, morte e miracoli. Entrambe, da lunedì, sono accusate di illecita turbativa d’asta. Pesa sui dirigenti Antonio Ferro (responsabile unico del procedimento paratie) e Pietro Gilardoni (direttore dei lavori) l’ipotesi di reato più grave nel fascicolo aperto dalla Procura di Como sull’interminabile cantiere per la realizzazione del mini Mose contro le esondazioni del lago. Nell’ipotesi degli inquirenti i due responsabili - nonché massimi esperti - del progetto a difesa di piazza Cavour del lungolario avrebbero turbato le «modalità di scelta» dei professionisti e delle società a cui affidare incarichi pubblici «con mezzi fraudolenti, promesse e collusioni». Un reato che, nei casi più gravi, prevede fino a 5 anni di reclusione.

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