Falsi di lusso fatti in Cina
Due imprese comasche nei guai
Maxi sequestro da 25 milioni

La Guardia di Finanza ha sequestrato a Como capi d’abbigliamento griffati Yves Saint Laurent con il marchio made in Italy, ma prodotti in Cina

Due imprenditori di Como sono finiti sotto inchiesta con l’accusa di aver contraffatto decine di migliaia di capi d’abbigliamento Yves Saint Laurent. Le fiamme gialle del Gruppo Como della Guardia di Finanza hanno effettuato un maxi sequestro di prodotti contraffatti all’interno di due società comasche che operano nel commercio all’ingrosso e al minuto di capi d’abbigliamento.

I finanzieri hanno trovato, nel corso della perquisizione, decine di bancali pieni di sciarpe, cravatte e pochette con il marchio YSL e la dicitura “made in Italy” su non meno di 55mila capi d’abbigliamento in realtà prodotti in Cina. I finanzieri sospettano che tra il 2015 e il 2017 le due società comasche avrebbero falsificato 800mila capi d’abbigliamento.

L’indagine è partita dopo che, nel settembre 2017, era arrivata una segnalazione da New York, e precisamente dal magazzino “Saks 5th Avenue”, dov’erano stati trovati prodotti a marchio Yves Saint Laurent palesemente contraffatti.

L’inchiesta ha permesso di risalire a una società argentina che sosteneva falsamente di essere licenziataria del marchio francese e che aveva commissionato la produzione di 231mila capi d’abbigliamento a una società milanese la quale, come intermediario, ha trasmesso l’ordine di acquisto dei capi cinesi e l’operazione di falsificazione delle etichette alle due imprese comasche, che a loro volta consegnavano poi i prodotti a due imprese di Fenegrò e Lonate Ceppino (del tutto ignare del giro di falsificazione) per le operazioni di ricamo e di etichettatura finale.

I legali rappresentanti delle due società di Como e di quella milanese sono stati denunciati con l’accusa di contraffazione, frode nel commercio e ricettazione. Secondo i finanzieri comaschi il valore economico al dettaglio dei capi d’abbigliamento falsi sequestrati ammonterebbe a 25 milioni di euro, mentre il giro d’affari illecito realizzato tra il 2015 e il 2017 sarebbe pari a 150 milioni.

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