Migranti respinti al confine svizzero. L’Italia: troppi sbarchi, non li accettiamo

La storia Caso internazionale tra i due Paesi sul destino di 184 stranieri, di cui 32 irregolari. Il governo italiano ha detto no al rimpatrio e chiesto che rimangano in territorio elvetico

La notizia, dopo le anticipazioni del domenicale di lingua tedesca “Nzz am Sonntag”, ha tenuto banco sin dalla mattina di Natale, rischiando seriamente di creare un caso diplomatico tra Svizzera e Italia su un tema sensibile come il rimpatrio dei migranti. E questo in virtù del fatto che il Governo italiano ha deciso di non accogliere 184 migranti - tra cui 32 irregolari - che la vicina Confederazione avrebbe voluto trasferire in Italia, ennesima conferma della pressione sui Cantoni di confine, in primis in Ticino dei migranti diretti e in transito dalla Svizzera, un buon numero dei quali in ingresso anche dai valichi (minori) o ferroviari del Comasco. L’Italia avrebbe detto “no” al rimpatrio dei cosiddetti “rifugiati Dublino”, chiedendo alla Confederazione di tenerli al momento sul territorio federale e questo perché aumentando nel nostro Paese la pressione dettata dagli sbarchi, la situazione si sarebbe fatta parecchio difficile al di qua del confine.

Centri di accoglienza pieni

E così Roma il 5 dicembre - in tempi non sospetti - ha avvisato Berna di non poter più riaccogliere i migranti e di dover sospendere i trasferimenti nell’ambito di questo accordo. Circostanza questa che la Segreteria di Stato della Migrazione ha confermato all’agenzia di stampa Keystone, suscitando l’inevitabile disappunto per parte svizzera, anche perché oltreconfine la situazione dei centri di accoglienza - a cominciare da quelli ticinesi - è assai difficile. Da qui “il caso” diplomatico che al momento il Governo svizzero sta cercando di risolvere, ricordando anche la valenza in termini politici che l’argomento riveste a quattro mesi dalle cantonali ed a meno di un anno dalle elezioni federali.

Polemica politica

L’Italia, dunque, pur essendo Paese d’ingresso dei migranti verso Svizzera e nord Europa, ha detto “no” al loro (ri)accoglimento e così la vicina Confederazione ha dovuto suo malgrado annullare al momento i rimpatri. La Segreteria di Stato della Migrazione, chiamata in causa in prima persona anche da una parte della politica, si è difesa sostenendo che a breve la vicina Penisola tornerà ad adempiere agli obblighi previsti, ma certo la situazione rimane complessa nella vicina Svizzera, con il segretario generale della Conferenza dei direttori cantonali di Giustizia e Polizia che al domenicale di lingua tedesca non ha nascosto, seppur in modo elegante, il proprio disappunto, anche perché «questi 184 migranti occupano posti che avremmo preferito usare per persone bisognose che possono restare in Svizzera più a lungo». È chiaro che il cambio di Governo nel nostro Paese - stando a diversi commenti in presa diretta rimbalzati da oltreconfine - ha mutato l’approccio sul tema migranti da parte dell’Italia. E da parte del consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri, non poteva mancare l’ennesimo affondo collegato ai ristorni: «Visto che il nostro Cantone è in difficoltà e dobbiamo provvedere a 184 migranti, nel 2023 ci teniamo i ristorni dei frontalieri, che ormai ammontano a 100 milioni di franchi, così potremo aiutare anche tanti ticinesi che attraversano momenti difficili».

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