Molteni: «I soldati servono a Como
Città di confine e sempre più turisti»
Ma non tutti sono d’accordo

Intervista a Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, che spiega

In piazza del Duomo, alla stazione San Giovanni, ai giardini a lago. Da martedì queste tre zone - ma ce ne saranno anche altre stabilite dalla prefettura - saranno presidiate dai 15 militari inviati dal Governo nell’ambito del programma “Strade Sicure”, già applicato nelle principali città italiane. E a chi parla di «città militarizzata» e di «paura» verso militari armati Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, canturino, ribatte che «la città e il territorio saranno più controllati e ci sarà più sicurezza. Per tutti».

Perché è stata scelta Como?

Perché bisogna alzare il livello di sicurezza, perché è una città di frontiera che ha avuto problemi con l’immigrazione e perché è una città turistica con numeri in costante crescita.

Se mandano i militari vuol dire che c’è il rischio di qualche attentato terroristico, possono pensare i cittadini.

È così?

No, “Strade Sicure” è un progetto di vigilanza sensibile e controllo del territorio.

Non crede che i militari in piazza diano una percezione di paura in una città piccola come Como?

No, danno invece una percezione di sicurezza, di ordine pubblico. Questo è l’obiettivo.

Ma non tutti sono della stessa idea. Lo scrittore Federico Roncoroni: «Non ne vedo il motivo - dice -. Per i reati quotidiani sarebbe più utile una presenza estesa e capillare delle forze dell’ordine». Il segretario Cgil Giacomo Licata parla di misura «ridicola e inutile».


E in questo dibattito, l’assessore Elena Negretti in commissione ha detto che «Il capoluogo è tranquillo, e che tutti noi abitiamo in una città senza pericoli».

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