Morti per Covid in casa di riposo
La Procura: nessun colpevole

«Evento eccezionale, difficilmente dimostrabile il nesso tra gli anziani deceduti e le colpe di organizzazione»

Una pandemia che ha rappresentato una «condizione di eccezionalità» per via «dei caratteri di novità» che hanno causato una situazione di «assoluta incertezza». Di conseguenza solo di fronte a episodi conclamati di «colpa grave» è possibile avanzare ipotesi di responsabilità per le morti nelle case di riposo, in quanto «appare difficilmente dimostrabile una generica “colpa di organizzazione”».

La Procura di Como, in queste settimane, sta formalizzando decine e decine di richieste di archiviazioni nelle cause aperte nella primavera 2020 per la strage di anziani nelle Rsa della provincia, a causa della devastante prima ondata di Covid. Gli accertamenti dei carabinieri dei Nas, infatti, non hanno permesso di evidenziare alcuna responsabilità da parte delle strutture tale da poter finire con un’incriminazione.

Perché l’accusa è impossibile

I motivi sono sostanzialmente tre. Il primo: la difficoltà di dimostrare un nesso di causa tra le morti e il contagio. Il periodo di emergenza in cui ci siamo trovati tra marzo e maggio 2020 ha impedito di svolgere le autopsie sul corpo delle centinaia di ospiti delle Rsa che sono morti, da qui «il loro decesso non può essere direttamente correlabile con certezza assoluta al virus» e questo soprattutto per le «preesistenti condizioni di decadimento dovute all’età e di salute» degli anziani morti in seguito al contagio e per «la compresenza di più fattori eziologici».

Il secondo: l’eccezionalità della pandemia è stata tale da convincere il Parlamento a varare una legge che prevede «una causa di esclusione della punibilità della colpa non grave per i fatti di omicidio e lesioni causalmente riconducibili» all’emergenza Covid. Ciò significa che non bastano «colpa e imperizia» per accusare qualcuno di un reato, nell’ambito della pandemia. Ma quelle mancanze o quelle colpe devono essere effettivamente «gravi». Infine, per quanto riguarda l’ipotesi di reato di epidemia, non basta non aver predisposto per tempo i presidi di protezione (peraltro in un momento storico in cui trovare una mascherina era una vera impresa), ma la norma richiede un comportamento «attivo» per questo tipo di reato (ad esempio chi volutamente va in giro senza protezioni a dispetto dei divieti sapendo di essere positivo).

© RIPRODUZIONE RISERVATA