Motorini spacciati per monopattini
Supermulta dei vigili: 4.500 euro

Li vendono garantendo che non servano né patente né polizza assicurativa - Ma se si verifica un incidente si rischia un conto salato. Una caso sul tavolo del giudice di pace

Como

Il giudice di pace del tribunale di Como ha respinto un ricorso presentato contro quattro multe comminate dalla polizia locale a un giovane che lo scorso anno rimase vittima di un incidente mentre si trovava al... manubrio del suo monopattino, o quantomeno del mezzo che lui riteneva essere un monopattino e che, al contrario, secondo i vigili andava considerato alla stregua di un vero e proprio ciclomotore.

Stante la sentenza del giudice Barbara Capotosto , quel ragazzo dovrà pagare le quattro multe fino all’ultimo centesimo, per un totale di circa 4.500 euro. Era lo scorso agosto quando ruzzolando a terra senza conseguenze per fortuna troppo gravi (e senza coinvolgere altri), il giovane si vide contestare la guida senza patente, la mancanza di libretto di circolazione e di copertura assicurativa, la mancanza del casco. Il suo è un caso che potremmo definire “di scuola”, in anni - gli ultimi due, tre - in cui l’utilizzo di mezzi alternativi quali monopattini e biciclette elettriche è andato diffondendosi a ritmi esponenziali, sia per l’incremento del numero di appassionati sia per l’incremento degli addetti al “food delivery”, i cosiddetti “rider”, decine anche a Como, spesso stranieri che si guadagnano da vivere facendo consegne a domicilio.

Qual è il problema? Il problema è che sulla mobilità cosiddetta “dolce” - che pure si è tentato di favorire e incrementare, anche attraverso il ricorso a “bonus” governativi - regna ancora una certa confusione, alimentata dagli equivoci dei tanti venditori che spacciano veri e propri ciclomotori per generici velocipedi o monopattini da condurre senza patente, quando in realtà la patente servirebbe eccome.

Vittime di questi equivoci commerciali sono più spesso gli stranieri, con il risultato che anche le strade della convalle si riempiono di monopattini che monopattini non sono e che anzi andrebbero considerati alla stregua di veri e propri motorini. Nel caso del giovane protagonista dell’incidente e firmatario del ricorso, il giudice ha convenuto sul fatto che il suo monopattino fosse dotato di una sella e che bastasse quella semplice seduta a farlo rientrare nella categoria dei ciclomotori. In altre parole avrebbe dovuto essere condotto con un casco in testa e una patente in tasca, essere stato immatricolato ed essere provvisto di idonea copertura assicurativa.

Quella delle coperture assicurative, fanno sapere dal comando della polizia locale di viale Innocenzo, è un’altra questione da non sottovalutare, per i pericoli cui si espongano anche gli stessi conducenti: è di qualche mese fa il caso di un uomo che con il suo monopattino elettrico investì un pedone sulle strisce, causandogli un trauma tale da obbligare i medici che lo presero in cura ad asportargli un rene. Senza copertura assicurativa, al proprietario del monopattino toccherà rifondere il danno di tasca propria. Ecco perché tra l’altro una polizza è sempre utile anche su un monopattino, a prescindere dall’obbligatorietà. Sono temi che dovranno essere affrontati e risolti, alla luce della rapidità con cui la mobilità “dolce” prosegue la sua ascesa in tutte le nostre città.

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