Nessuno vuole il Politeama
L’ultima speranza è il Comune

Ieri dal notaio nessuna offerta per acquistare l’ex teatro - Il liquidatore: «A marzo progetto sostenibile anche per l’amministrazione»

Como

Nessuno vuole il Politeama e alla scadenza dell’asta, fissata per ieri pomeriggio alle 15.30, nello studio dei notai Caspani e Malberti di via Pessina non sono arrivate offerte. L’ex teatro, trasformato in cinema nel 1988 e chiuso dal 2005, era in vendita per 2 milioni 244 mila euro.

Già la manifestazione di interesse, del 2019 (con un prezzo di 4,5 milioni) si era conclusa con un nulla di fatto. Poi una nuova perizia aveva quasi dimezzato il valore dell’immobile.

«Come avevamo preventivato - spiega il liquidatore Francesco Nessi - non ci sono state offerte e stiamo ragionando sui tempi per pensare a un nuovo tentativo poiché contiamo di terminare entro marzo i lavori del tavolo, che coinvolge tante realtà culturali, sperando poi che l’amministrazione comunale, una volta valutata la sostenibilità del progetto di massima, possa prendere in esame la possibilità di acquisire la struttura per iniziare un percorso di ristrutturazione finalizzato alla gestione sostenibile del teatro».

Vale la pena ricordare che proprio il Comune è proprietario di circa l’82% delle quote, in seguito al lascito testamentario dell’impresario Alfredo Gaffuri (scomparso nel dicembre del 2000) mentre il restante 18% è parcellizzato tra una miriade di soci privati.

Il liquidatore un anno e mezzo fa aveva avviato un tavolo di co-progettazione a cui avevano aderito oltre una ventina di enti ed associazioni culturali cittadine con l’obiettivo di elaborare un piano di recupero del teatro. «Nel documento che sarà pronto entro primavera - precisa Nessi - contiamo di affrontare gli aspetti gestionali (il “cartellone”), quelli economici (come può stare in piedi la gestione) e quelli tecnici (in accordo con la Soprintendenza, per riqualificare l’immobile) e di fornire risposte convincenti da sottoporre al Comune».

A quel punto Palazzo Cernezzi dovrà valutare se acquistare l’immobile (una nuova asta porterebbe il valore a circa 1,7 milioni di euro, ma che in gran parte tornerebbero al Comune, avendo la maggioranza assoluta delle quote) e avviare un piano di ristrutturazione stimabile in circa 8 milioni.

Il rischio, al contrario, è che visto il continuo abbassarsi del valore, l’immobile - che si trova in un contesto di assoluto pregio -, possa far gola a qualche speculatore. In ogni caso va tenuto presente che si tratta di un edificio vincolato e che, quindi, in ogni caso, la Soprintendenza potrebbe sempre esercitare il diritto di prelazione. Senza contare che il lascito di Gaffuri era finalizzato al mantenimento della destinazione culturale del suo teatro.

Gli occhi sono quindi puntati sul possibile progetto di gestione da parte delle realtà comasche, che garantirebbe la tutela del bene oltre a fornire nuovi spazi “di livello” alla cultura.

Nel frattempo il Comune ha stanziato 35mila euro per un intervento di messa in sicurezza urgente (dovrebbe partire a breve) visto lo stato di degrado del palazzo tra via Gallio e viale Cavallotti (già “impacchettato” dai ponteggi) che inizia a mostrare anche gravi danni strutturali.

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