Paratie, per le truffe è tardi: prescritte

L’inchiestaSono trascorsi troppi anni dalle prime, presunte violazioni commesse a favore di Sacaim Ecco perché la Procura rinuncia a esercitare l’azione penale

Non è facile fare ordine nella messe di contestazioni che la Procura muove ai responsabili, tecnici e politici, del cantiere per la costruzione del piccolo Mose di Como.

Il capo di imputazione di questa seconda tranche di indagine (che si somma a quella già confluita nel processo avviato a novembre con giudizio immediato), fornisce moltissime chiavi di lettura, tanti spunti di riflessione e altrettante “notizie”.

Per esempio: si scopre che a furia di liquidare a Sacaim fatture da centinaia di migliaia di euro per pagare il progredire di attività di cantiere che non progredivano (quantomeno non quanto avrebbero dovuto), gli indagati avrebbero finito per consumare ai danni di Comune e Regione una truffa del valore di circa un milione di euro, di cui oggi nessuno potrà più chiedere conto perché è passato troppo tempo e il reato è prescritto.

Si tratta dei cosiddetti “Sal”, i documenti che attestano l’avvenuta esecuzione di una certa quantità di lavoro e che consentono di calcolare gli importi che il committente dell’opera deve liquidare a chi la sta eseguendo.

Ce ne sono otto sul tavolo del pm Pasquale Addesso, ma soltanto uno, l’ottavo - per un importo di 115.620 euro - mantiene a tutt’oggi una sua rilevanza processuale. Per gli altri sette è trascorso troppo tempo perché l’azione penale possa essere ancora esercitata.

L’approfondimento su La Provincia in edicola lunedì 13 febbraio

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