Patenti facili, nessuno parla
Ma ora si cerca nei conti bancari

La Finanza cerca le tangenti versate per ottenere i permessi speciali. La Procura: i camionisti contattati dalle autoscuole per mentire ai poliziotti

La caccia alla mazzetta è iniziata. Il giorno dopo i clamorosi blitz della polizia stradale di Como e della guardia di finanza costati il carcere e i domiciliari ai vertici di tre autoscuole comasche e al direttore della Motorizzazione di via Tentorio, gli inquirenti hanno iniziato a scavare nei conti corrente degli indagati.

L’obiettivo è verificare da un lato il giro d’affari ottenuto dalle autoscuole coinvolte nei corsi di formazione per camionisti propedeutici (e indispensabili) all’ottenimento dei patentini speciali, ma in realtà in gran parte solo fittizi (secondo la Procura), dall’altro a trovare le tracce delle mazzette che - sospettano gli inquirenti - sarebbero stati incassati dal dirigente della Motorizzazione Antonio Pisoni .

Nel frattempo nessuna delle sette persone portate martedì mattina al Bassone ha risposto, ieri mattina, alle domande del giudice delle indagini preliminari di Como. Tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere in attesa di comprendere con esattezza quali sono le carte in possesso della Procura. Oggi dovrebbero tenersi gli interrogatori dei cinque indagati ai domiciliari.

Dagli atti dell’inchiesta emergono anche i particolari di come si aggirava l’obbligo delle lezioni per ottenere i patentini ed emerge la rete di funzionari della Motorizzazione e titolari delle autoscuole che avrebbe aiutato i camionisti ad aggirare la legge

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