Porro rivoleva il Como
«Pressioni sul curatore»

La Procura: «Porro e Foti volevano condizionare l’asta»

I vertici del Calcio Como fallito volevano ricomprarsi la squadra in saldo e, per questo motivo, hanno «tentato di condizionare l’asta fallimentare e di sfruttare la situazione di empasse che si è venuta a creare per la mancanza di offerte».

Uno dei motivi che ha spinto la Procura a chiedere - e ottenere - l’arresto (ai domiciliari, mentre il pubblico ministero avrebbe preferito il carcere) di Pietro Porro e Flavio Foti, allora presidente e vicepresidente degli azzurri, è proprio il tentativo «di aprire un canale di comunicazione con il curatore Di Michele» e di «ottenere informazioni utili» per garantirsi un «vantaggio su altri potenziali partecipanti all’asta».

Siamo nei mesi caldi per il futuro del Como. Tra dicembre 2016 e il 14 marzo successivo la società viene inutilmente messa in vendita, ma per ben tre volte l’asta va deserta.

I finanzieri del nucleo di polizia tributaria, che indagano sulla bancarotta degli azzurri, incappano in una serie di conversazioni telefoniche tra gli ex numero uno e numero due della società e una serie di soggetti ai quali si rivolgono - sostiene la Procura e concorda il giudice per le indagini preliminari - per riuscire a «condizionare» l’asta. L’idea di ricomprarsi la società inizia a farsi largo poco dopo la prima asta andata deserta, nel dicembre di due anni fa.

A ridosso della seconda asta, è Pietro Porro a venire intercettato dalle fiamme gialle. L’idea dell’ex presidente degli azzurri, nella lettura dell’intercettazione che propongono i finanzieri, è che Porro tenti di «aprire un canale di comunicazione con il curatore».

In ogni caso l’asta va deserta. Porro, parlando con Foti, arriva a partorire un’idea che il suo vice respinge con forza: «Definiamo prima la transazione» per l’acquisto all’asta della società «se no non la facciamo comprare». Replica Foti: «No, non puoi andare a dirgli una roba così: è turbativa d’asta. E lì ti arrestano direttamente». Reazione: «Ah, ok. Non intendevo... ma tanto all’asta non ci va nessuno».

E forse sarebbe stato meglio se alla quarta asta non si fosse presentato davvero nessuno. Perché chi si è finalmente comprato, ovvero lady Essien, ha regalato agli azzurri il terzo fallimento in appena quattordici anni. Se non è un record, poco ci manca.

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