Prostituzione e riduzione in schiavitù, rintracciata la vittima: testimonierà

Il processo Nuovi sviluppi nel caso della trentenne nigeriana imputata di reati commessi nel Comasco

Il passaggio probabilmente dirimente del processo per le accuse di «riduzione e mantenimento in schiavitù», tratta di persone (il tutto aggravato «da fatti diretti allo sfruttamento della prostituzione») e pure di interruzione di gravidanza non consensuale, ci sarà a marzo del 2023. Quando cioè la presunta vittima, di cui si erano perse le tracce (salvo poi essere ritrovata in Nigeria) comparirà in videoconferenza proprio dalla Nigeria – collegata con la Corte d’Assise di Bergamo – per confermare o meno le accuse contro la connazionale che si trova da mesi a processo, Salome Salomon, 32 anni residente a Como. È questo l’ultimo sviluppo successivo all’udienza che si è svolta in queste ore, con l’imputata rappresentata dall’avvocato Alessandro Borghi. La Direzione distrettuale antimafia le contesta di aver ridotto in schiavitù, a Como ma anche nella Bergamasca, una connazionale di 20 anni trattenuta anche sotto il giogo dei riti Voodoo. Attività di prostituzione che si sarebbe svolta tra la periferia di Como e un appartamento di Ponte San Pietro che l’indagata aveva in affitto.

Ma la storia parte molto prima: secondo il racconto della parte offesa, la connazionale – in concorso con altre persone rimaste ignote – avrebbe approfittato della sua situazione di vulnerabilità e necessità per farla arrivare in Italia e sfruttarla. La giovane passò dal deserto della Libia, poi attraversò il mare Mediterraneo sui barconi della speranza, per arrivare infine in Calabria e in Lombardia. Qui, sotto la “minaccia” di riti Voodoo, sarebbe stata costretta per anni alla prostituzione.

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