Respinto uno su tre
La proporzione
«è sconcertante»

Fa discutere il numero dei bocciati alla Magistri Sorpreso il docente universitario Raffaele Mantegazza «Gli stessi ragazzi, alle medie, erano considerati idonei»

«Non entro nello specifico perché non conosco i singoli casi. La percentuale complessiva di bocciati, però, è sconcertante».

Per il pedagogista lariano Raffaele Mantegazza il 33 per cento di ripetenze registrate in prima alla Magistri, vale a dire uno studente su tre, è davvero esorbitante. «Solo un anno fa – aggiunge – questi ragazzini avevano avuto un risultato complessivamente sufficiente alla scuola media, quindi ritenuti adatti a continuare. È un fatto da tenere in considerazione e ci dice una cosa: a livello generale c’è un evidentissimo problema di mancanza di un piano formativo fra le medie e le superiori. Non è possibile che così tanti cambino in maniera così radicale il rendimento scolastico. Non bisogna promuovere tutti, per carità. Però questi risultati sono davvero eccezionali».

Obbligo scolastico

Se alla scuola di Lazzago, considerata peraltro una delle eccellenze del territorio, la percentuale è la più alta, numeri comunque consistenti di ripetenze si sono registrati pure da altre parti. Per esempio, al Caio Plinio, si sfiora il 25% di ”primini” non ammessi. A questo proposito, per Mantegazza è necessario rendersi conto come l’obbligo di stare sui banchi sia fino ai sedici anni. C’è, quindi, una questione di continuità educativa d’affrontare.

Vasi comunicanti

«I due livelli devono comunicare fra loro: questo, sempre senza attribuire colpe o responsabilità al singolo istituto perché non conosco i motivi delle bocciature, è però un fallimento scolastico. Bisogna tornare ad avere un progetto comune per questi ragazzi, altrimenti diventa un disastro: si può partire con una sperimentazione, ma è cruciale mettere a punto un progetto in cui si lavora insieme per cercare di capire cosa significhi prendere un ragazzo a sei anni in prima elementare e portarlo fino in seconda superiore».

C’è chi dice che si boccia di più dove la qualità è maggiore: «Non sono d’accordo – risponde - anche se è un pensiero comune. Per chi è ripetente, il compito dell’istituto è essere pronto a orientare di nuovo i ragazzi verso la strada per loro migliore e a recuperare il recuperabile, al netto delle situazioni specifiche. Non deve selezionare: è contro il compito di promozione sociale a lei attribuito dalla Costituzione».

Sentire la scuola media

Nel concreto, cosa può voler dire? «Prendo come esempio la Magistri – continua Mantegazza –, se un alunno si accorge che il percorso intrapreso non fa per lui, è necessario accompagnarlo a trovare quello giusto, confrontandosi con la scuola media. Anzi, appena un ragazzo ha le prime difficoltà, i docenti dovrebbero chiamare i colleghi dell’anno precedente per avere informazioni. Lo so c’è un problema di risorse e di tempo: però di tutti questi ragazzi bocciati cosa ne facciamo? Che tipo di lavoro facciamo con loro? Nella vita si può anche sbagliare, e se ci limitiamo a sbatterli fuori sbagliamo a nostra volta. Rischiamo, inoltre, di creare una “popolazione” di ragazzi espulsi e generiamo disparità sociale: l’esatto opposto del compito assegnato alla scuola».

Per Mantegazza, infine, una delle parole chiave è “rete”: «Bisogna tornare ad avere un progetto comune e a lavorare in sinergia – conclude -. Le scuole secondarie di primo e secondo livello devono parlarsi. Altrimenti, se alle medie promuovono e alle superiori bocciano in prima, i giudizi finiscono per essere incompatibili».

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