Restauro dell’Asilo Sant’Elia
Le archistar “avvertono” il Comune

Le grandi firme in campo per chiedere all’ente pubblico un restauro rispettoso del capolavoro. Già 400 le firme raccolte dal pronipote di Terragni

Le grandi firme dell’architettura e della cultura italiana per l’asilo Sant’Elia: «Più attenzione per un gioiello inestimabile». L’architetto Attilio Terragni, il nipote del genio che ha costruito le scuole materne del quartiere Como Borghi, ha promosso una petizione che ha già raccolto circa 400 firme. L’edificio da anni necessita di un restauro, per ragioni di sicurezza il Comune ha disposto la chiusura a giugno programmando una corposa riqualificazione che durerà almeno fino alla Pasqua del 2020.

La petizione auspica «che l’asilo Sant’Elia venga riportato alla sua più autentica espressione architettonica». «È uno dei capolavori dell’arte moderna - commenta l’architetto Stefano Boeri (suo il Bosco Verticale di Milano) - c’è allarme per un restauro che deve avere il giusto profilo. Quell’asilo è un luogo mirabile che merita la massima attenzione. Non entro nel merito di ciò che va fatto, ma per difendere e preservare un simile tesoro è giusto mobilitare non solo Como, ma tutti i protagonisti della cultura italiana».

«Io penso che la preoccupazione per beni tanti preziosi sia sempre giustificata – dice Vittorio Sgarbi, altro illustre firmatari – mi auguro quindi che l’appello serva a mantenere alta la soglia d’attenzione. I lavori poi spettano alla Sovrintendenza e al Comune, certo un dibattito sul tema non può che fare bene».

Accendere un faro affinché il restauro venga svolto nel migliore dei modi, questo è insomma l’intento dei firmatari della petizione. «Sì, mi sembra giusto firmare anche solo per un impegno civile – dice l’archistar ticinese Mario Botta – non conosco il dettaglio dei progetti di riqualificazione, ma so che fuori da ogni polemica il Terragni merita la massima considerazione».

«Il restauro dell’architettura moderna è molto delicato – spiega Paolo Portoghesi, uno dei più importanti teorici dell’architettura italiana – alle ristrutturazioni serve un’impostazione critica, scrupolosa, pensante. L’asilo del Terragni è un edificio che innova, la sua importanza non risiede soltanto nella forma, ma soprattutto nelle tecniche. Un’errata alterazione può distruggere parte dell’inestimabile valore della struttura».

Attilio Terragni nel muovere la petizione ha sollevato anche accuse importanti, sostenendo che il restauro ordinato dal Comune manca di competenza, e ha evidenziato vizi ed errori. Il Comune e la Sovrintendenza hanno rispedito al mittente tutte le critiche. I toni si sono fatti accesi. «Io non conosco i dettagli del restauro in corso – spiega Francesco Dal Co, storico dell’architettura – ma ho firmato la petizione perché il Sant’Elia del Terragni è un’opera così eccellente che mi auguro sia usata la massima cura filologica e che il bene mantenga sempre la sua funzione originaria».

«Le opere del Terragni sono importanti per Como, per l’Italia e per il mondo intero – dice Paolo Rosselli, fotografo, architetto e nipote dell’illustre designer Gio Ponti – L’asilo, la Casa del Fascio, il Novocomum sono da preservare al meglio, ecco il perché della mia firma».

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