Rsa, i posti ci sono ma non si entra
Mille le richieste in lista d’attesa

Pesanti disagi legati alle misure anti-Covid - Molte richieste di accesso arrivano da pazienti che soffrono di patologie gravi. Sono 621 i letti disponibili - I gestori: «Accogliere nuovi ospiti è complicatissimo»

Ci sono almeno 1.300 famiglie comasche che bussano alle porte delle Rsa, ma dopo il Covid per ragioni di sicurezza entrare è quasi impossibile. Nelle residenze per anziani del Comasco i posti liberi sono 621 su 4mila totali circa. Il dato fornito da Ats è aggiornato al 31 maggio, al 30 aprile i posti liberi erano 449, quando in genere, prima di gennaio, era sempre tutto occupato e per trovare un letto ci volevano mesi.

Le domande in lista d’attesa sono quasi 4mila. Per ricavare il numero reale delle famiglie richiedenti, spiega l’Osservatorio regionale sulle Rsa della Liuc, occorre sottrarre all’incirca i due terzi. Sono quindi più di 1.300 famiglie fuori dalle porte delle residenze per la terza età quando nell’aprile del 2019 erano poco meno di mille.

Il dato pare comunque stabile rispetto al mese precedente. In realtà diverse Rsa spiegano che un numero significativo di richieste attuali sono state eliminate dagli elenchi nelle scorse settimane perché da febbraio ad oggi molti anziani sono ormai venuti a mancare. Bisogna pensare che l’età media d’ingresso nelle residenze è pari a 85 anni e che il 40% degli ospiti ha bisogni di cura considerati molto gravi. Sono richieste che non possono aspettare, come sta accadendo, mezzo anno.

Le case per anziani sono completamente chiuse da inizio marzo.

Soltanto a fine giugno la Regione ha dato l’ok per accogliere nuovi ospiti, ma a fronte di misure molto severe e restrittive. Servono il test sierologico e il tampone a domicilio, una quarantena fiduciaria con l’isolamento anche dai parenti a casa, quindi bisogna rifare dopo due settimane tutti gli esami del caso. La responsabilità anche nei controlli ricade sulle Rsa. Dev’esserci l’assoluta certezza che i positivi non mettano piede all’interno.

«Le famiglie però continuano a chiedere, hanno bisogno d’aiuto - dice Gianmarco Beccalli, presidente della Ca’ d’Industria - soprattutto chi ha patologie importanti difficili da curare a casa. Demenze, Alzheimer, rispondere a tutte queste persone oggi è molto difficile. Dobbiamo attenerci ai nuovi regolamenti post Covid. Tempi e modi sono lunghi. Molte camere sono ancora vuote e dobbiamo tenere liberi altri letti per ogni reparto per eventuali nuovi casi da mettere in quarantena»

I letti vuoti per le Rsa significano rette che mancano all’appello, dunque problemi economici imminenti.

La Ca’ d’Industria ha 449 letti, oggi 122 sono liberi, i casi positivi sono ormai una decina e soltanto a Le Camelie, le altre strutture sono a casi zero. La Fondazione è riuscita ad accogliere comunque un nuovo ospite a villa Celesia, ieri è entrato un anziano a Rebbio e oggi è attesa una signora a Le Camelie. Tre persone in cinque mesi. «Fare entrare nuovi ospiti è complicatissimo – dice Patrizio Tambini presidente dell’istituto suore Giuseppine – è più facile che gli anziani salgano sull’Everest. Noi ancora non abbiamo ancora potuto dire sì a nuove domande, anche se abbiamo avviato le procedure per due candidati, ci vogliono tra tutto una ventina di giorni. Le richieste ci sono, il bisogno è forte».

Alle Giuseppine la lista d’attesa conta esattamente 104 richieste. In provincia ad Albavilla ce ne sono 447, 522 nelle due Rsa di Arosio, 484 alla Bellaria di Appiano, 196 ad Uggiate, 184 ad Erba.

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