San Francesco, ci risiamo
I senzatetto si riprendono il porticato

Appelli a vuoto, i senzatetto tornano a rifugiarsi davanti all’ex chiesa sconsacrata - Saranno circa 150 quelli che, dopo la chiusura dei dormitori invernali, torneranno a riversarsi nelle strade

Como

Non sono serviti a nulla gli appelli, le richieste e le segnalazioni ripetuti negli ultimi mesi. Ancora una volta, i portici dell’ex chiesa di San Francesco sono tornati a essere una zona di riparo per i senza dimora.

Il copione è più o meno lo stesso dello scorso anno: a parte i mesi invernali in cui è attivo il progetto “Emergenza freddo”, da aprile lo spazio cittadino diventa un punto di riferimento notturno per chi è in cerca di un tetto sopra la testa, dopo la chiusura del dormitorio. Il luogo, in città, è stato sempre ritrovo per chi dorme in strada. La differenza, però, sta nei numeri. Da questo punto di vista, il 2018 insegna: i senzatetto non sono mai stati così numerosi e a lungo. E oggi la situazione si ripropone.

A fine marzo, la consigliera Pd Patrizia Lissi chiedeva un intervento alla giunta, vista l’imminente fine di Emergenza freddo, sottolineando anche il rischio di perdere gli 800mila euro provenienti da fondi europei e destinati alla grave marginalità e all’inclusione sociale. Ada Mantovani, consigliera della lista civica Rapinese Sindaco, durante una preliminare in consiglio comunale ha posto la questione all’amministrazione. Per Patrizia Maesani, consigliera del gruppo misto e, nei mesi, scorsi, volontaria in via Sirtori insieme con altre colleghe di palazzo Cernezzi, è l’ennesima dimostrazione di come la città abbia bisogno di un dormitorio permanente: «In primis, è una ragione di umanità, poi subentrano altre questioni altrettanto legittime come il decoro, l’ordine pubblico, la tutela sanitaria dell’area. Mi chiedo cosa accadrà quando chiuderanno le tende». Anche il consigliere di Civitas Bruno Magatti ha commentato, specificando che «quando l’ideologia ottenebra le menti, donne e uomini, bambini e vecchi diventano “cose” e di loro si parla usando “numeri”».

L’associazione Como Accoglie, in prima linea nell’aiuto ai senza dimora, ha inviato di nuovo una lettera spedita a marzo dell’anno scorso: «Nella totale assenza di azioni e di misure la situazione si ripresenta oggi invariata e pesa sulle persone senzatetto e su tutta la città, con gli stessi problemi e gli stessi disagi».

Con i dormitori pieni, secondo gli addetti ai lavori le persone in strada dovrebbero aggirarsi attorno alle centocinquanta, sparse fra lo spazio Ratti, i portici di piazza San Rocco, i giardini a lago, i padiglioni dell’ex scalo merci della stazione San Giovanni e altri portici ed edifici abbandonati della città.

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