San Francesco, tornano i senzatetto

Chiusi i tendoni allestiti per la stagione più fredda, decine di persone dormono sotto i portici. I volontari di Como Accoglie: «Servono altri spazi». Il vicesindaco Locatelli: «La nostra città fa moltissimo»

Como

Alpha Sow ha vent’anni, è arrivato a Como dal Senegal e ha un soprannome curioso. Lo chiamano “copertina” perché non si separa mai dalla sua coperta, unica protezione da un mondo non troppo benevolo. Domenica, insieme a una trentina di persone, ha dormito sotto i portici di San Francesco, nonostante il temporale. Ieri stesso letto ma un tempo diverso.

«È un ragazzo con fragilità psicologica notevole - spiega Marta Pezzati, presidente di Como Accoglie, l’associazione che si prende cura di chi rimane in mezzo a una strada - Ci sono altri sette casi di persone che avrebbero bisogno di un’attenzione particolare e di una cura diversa. Il Comune ci aveva detto che se ne sarebbe fatto carico: al momento non è successo. Anche sui bagni di via Sirtori, che dovrebbero rimanere aperti un’ora la mattina, non si hanno novità».

Dopo la fine di Emergenza Freddo, un centinaio di persone sono rimaste senza un tetto. Alcune se ne sono andate, altre hanno trovato un riparo da conoscenti. Ma sono decine, italiani e stranieri quelli che, ogni notte, cercano uno spazio in cui stare, dagli edifici abbandonati (come l’ex dogana) alla piccola locomotiva ai giardini a lago al portico di San Rocco.

«Basterebbe un luogo dei tanti oggi vuoti, da dare in gestione ai volontari– continua Pezzati – è ingiusto abbandonare le persone. Non serve tanto». Nei giorni scorsi, la rete Como senza frontiere era tornata a chiedere un nuovo dormitorio, oltre all’adesione al progetto Sprar.

Di diverso parere è la vicesindaco Alessandra Locatelli: «Como – commenta - è una città accogliente, una delle poche in cui sono presenti strutture non stagionali per l’accoglienza delle persone senza dimora. Ritengo che per i nostri cittadini che vivono in stato di grave marginalità sia comunque necessario un impegno sempre costante e un monitoraggio frequente dei bisogni, anche attraverso i nostri Servizi sociali, che già da anni collaborano e s’interfacciano con i sevizi di bassa soglia».

Per questo, sottolinea Locatelli, il «Comune mette a disposizione un dormitorio aperto tutto l’anno, collabora e sostiene altre strutture, partecipa attivamente alla Rete della grave marginalità, contribuisce economicamente al servizio di Porta Aperta gestito dalla Caritas, che si occupa di orientare le persone in grave disagio e di inserirle nei vari servizi. Purtroppo la situazione dei flussi migratori non gestiti e non controllati dall’Europa riversa sempre più spesso sulle amministrazioni comunali problematiche che andrebbero regolate a livello nazionale o sovra nazionale».

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