Sant’Elia, ancora tutto fermo
L’asilo (chiuso) che fa il pieno di iscritti

La struttura è inaccessibile per lavori dall’estate del 2019 - Anche quest’anno i bimbi saranno dirottati altrove - L’architetto Terragni: «Tutto tace, nessun progetto»

Le iscrizioni all’asilo di via Alciato sono andate bene. Le richieste hanno superato la disponibilità: su 34 ricevute, sono state sette quelle non accettate.

C’è però un aspetto da tenere in considerazione: il plesso sarebbe l’asilo Sant’Elia, gioiello razionalista, chiuso però ai bambini dall’estate 2019: da oltre due anni, i bambini sono stati spostati alle elementari di via Viganò. All’inizio, i lavori promessi dall’amministrazione sarebbero dovuti durare qualche mese (dall’estate 2019 a pasqua 2020, per la precisione). Purtroppo, i tempi si sono allungati e non di poco.

«Non abbiamo ammesso solo gli “anticipatari” – spiega la preside dell’istituto comprensivo Como Centro Valentina Grohovaz , riferendosi alle iscrizioni – il plesso di via Viganò va benissimo come scuola primaria, ma ovviamente non è pensata per ospitare i bambini dell’asilo e le loro attività. Quindi, anche a causa delle norme di distanziamento, non possiamo avere troppi iscritti. I lavori al Sant’Elia? Non ho più avuto nessuna notizia». La speranza è, ovviamente, riuscire a rientrare per l’inizio del prossimo anno scolastico. Ma, da questo punto di vista, non c’è grande ottimismo. Anche perché, stando alle ultime informazioni, la riapertura è prevista a gennaio 2023. Così, anche nella migliore delle ipotesi, gli alunni ricominceranno nelle aule della Severino Gobbi. Meta di pellegrinaggio per tantissimi studiosi e curiosi, l’asilo di via Alciato è unico nel panorama italiano: progettato da Giuseppe Terragni e intitolato ad Antonio Sant’Elia, fu costruito fra il 1935 e il 1937. A fine giugno 2019, quando si è deciso di spostare i bambini in via Viganò, i lavori previsti prevedevano il rifacimento dei controsoffitti e la sistemazione delle tende, un problema che costringeva le maestre a coprire i finestroni con dei cartoni per provare, senza successo, a evitare che il calore del sole trasformasse l’edificio in un forno. Poi, fra lavori partiti e sospesi, la struttura non è mai stata riaperta. Non solo: nei mesi scorsi, è stata anche imbrattata dai writer.

Era stata anche proposta una raccolta firme dal pronipote del progettista, Attilio Terragni , cui avevano aderito personalità come Stefano Boeri , Mario Botta e Vittorio Sgarbi .

«Tutto tace – conferma Terragni – mi sembra non sia mai stato messo a punto un progetto di restauro. Uno scandalo? Di più. Purtroppo, è una situazione diffusa: le amministrazioni locali non sono capaci di gestire questo tipo d’interventi. La tendenza dei Comuni è voler fare tutto loro, chiudendo le proprie porte al mondo esterno». Secondo l’architetto, la questione dell’asilo Sant’Elia somiglia, per certi versi, a un altro scandalo cittadino. «In piccolo è un caso simile a quello delle paratie – conclude – sia chiaro, non ce l’ho con gli uffici tecnici, ma è ovvio che non possono avere le competenze per mettere a posto tutto. Porto un esempio: se abbiamo in casa un Raffaello e ci accorgiamo della presenza di alcune crepe, non mettiamo noi lo scotch, ma chiamiamo le persone migliori per sistemarlo. Così dovrebbe essere anche per l’asilo Sant’Elia».

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