Sca, il tribunale dichiara il fallimento
Ci sono 43 milioni di debiti da saldare

La Procura, intanto, indaga sulle denunce presentate dall’ex proprietario e dall’ex sindaco Bruni

Como

Con una sentenza emessa a tempo di record, il Tribunale civile di Como ha dichiarato fallita la “Sca società concessionaria autoveicoli spa”, al centro - come noto - di un’intricata vicenda giudiziaria già sfociata in un nugolo di esposti incrociati.

Il presidente Anna Introini ha nominato Paola Parlati giudice delegato e il commercialista Giuseppe Fasana curatore. Questi, dal canto suo, avrebbe già avviato un inventario dei beni che si preannuncia complicatissimo. Il 4 luglio prossimo è convocata l’adunanza per il cosiddetto “esame dello stato passivo”, mentre, come prevede la norma, i creditori avranno tempo da qui a 30 giorni prima dell’adunanza per formalizzare le loro, documentate richieste.

Nei giorni scorsi si era già detto che la Sca era esposta con i creditori per un totale di circa 43 milioni di euro, tra cosiddetti “chirografari” e creditori privilegiati, ai quali è assegnata una sorta di diritto di prelazione su quanto si riuscirà a recuperare dalle cessione degli ultimi beni in possesso di Sca. Gli immobili, quantomeno, ci sono, benché nel tempo fosse stata prospettata - per esempio per il complesso di via Cecilio - una cessione integrale a Coop, che avrebbe potuto rilevare i capannoni per poter procedere all’ampliamento del suo punto vendita di via Giussani, trasformandolo nel primo Ipercoop cittadino. La trattativa, tuttavia, si arenò, a quanto pare, alle premesse.

Sulla Sca, intanto, indaga anche la Procura della Repubblica, lungo l’asse di due esposti presentati sia dall’ex proprietario Luigi Marino, sia dall’ex sindaco Stefano Bruni, subentrato quale amministratore unico della Iris, srl a sua volta controllata da una società austriaca che da almeno un paio d’anni manifestava, tramite il commercialista comasco, l’intenzione di effettuare investimenti in Italia.

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