Scandalo benzina
«Il garante indaghi sui prezzi pazzi»

A Como il pieno costa più che nelle città vicine. L’economista Giannino: «Deve muoversi l’Antitrust». Il docente: «Logico pensare che c’entri la carta sconto»

Qualcosa non torna, su questo sono tutti d’accordo. Economisti, docenti universitari, politici: la beffa della benzina - a Como il prezzo è più alto rispetto alle altre città lombarde, il divario va da 4 a 10 centesimi al litro - sta suscitando reazioni a tutti i livelli. E unanime è la richiesta di chiarezza, che ci si rivolga al ministero come alla commissione europea o all’Antitrust. Proprio quest’ultimo ente, deputato a vigilare sulla concorrenza, potrebbe aprire un’indagine sul “caso Como”.

Se lo augura l’economista Oscar Giannino, che ieri ha affrontato proprio il tema sollevato dal nostro giornale su Radio24, durante la trasmissione “24 Mattino”, con il giornalista Luca Telese. «Si deve muovere l’Antitrust, se c’è il sospetto di un cartello tra le compagnie petrolifere - ha detto - Tocca al garante, non c’è dubbio. Nel frattempo i cittadini come forma di autotutela dovrebbero andare tutti dove si paga meno, anche in Svizzera se il prezzo è più basso». «Trovo incredibile la notizia data oggi in prima pagina da La Provincia - aveva sottolineato in apertura Telese - Approfittando della carta sconto, le compagnie si metterebbero d’accordo per alzare i prezzi. E la stessa cosa accade in Friuli, vista la vicinanza in quel caso con il confine sloveno».

Giuseppe Colangelo, rettore vicario dell’Università dell’Insubria per la sede di Como e docente di Economia politica, già 15 anni fa firmava una pubblicazione dedicata alla «determinazione del prezzo nella distribuzione di carburanti in Italia». E sulla situazione denunciata da La Provincia dice: «Viene da pensare che il fenomeno sia legato alla presenza della carta sconto. Può darsi che il prezzo venga tenuto un po’ più alto contando sul fatto che comunque il cittadino paga meno rispetto ad altre città, complice la carta che a Como si può utilizzare e altrove no».

Così “mangiano” lo sconto

Le compagnie, insomma, si “mangerebbero” una quota dell’agevolazione (23 centesimi al litro per chi risiede nella fascia A, 15 centesimi per la fascia B). «L’Antitrust - riprende Colangelo - ha indagato in passato sulla questione del prezzo dei carburanti, il sospetto c’era ma poi in sede di processo le compagnie sono state assolte, non si è riuscito a dimostrare l’esistenza di un accordo a danno della concorrenza e quindi dei cittadini».

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