Servono medici, ma si perde tempo: gli specializzandi restano parcheggiati

Sanità Oltre un mese per pubblicare l’elenco dei posti dove poter svolgere la specializzazione. Il presidente dell’Ordine Spata: «Le nuove generazioni di camici bianchi meritano rispetto»

Lunghe attese per cominciare l’attività e scarsa attenzione ai percorsi di formazione. Suona davvero una beffa la denuncia degli specializzandi i medicina: in un momento in cui c’è una fortissima richiesta di nuovi professionisti, i neolaureati si ritrovano parcheggiati per mesi prima che la macchina del reclutamento si metta in moto per garantire la formazione necessaria.

Finiti i test a luglio i giovani camici bianchi hanno dovuto attendere l’inizio di questa settimana per conoscere la ripartizione dei posti dove svolgere la specializzazione iniziando, di fatto, a lavorare. L’apertura delle posizioni nei vari ospedali si conclude poi con una nuova pubblicazione per un inserimento che avviene dopo poco, dall’autunno. La procedura è a carico del Ministero dell’Istruzione e insieme del Ministero della Sanità. «Nonostante i continui solleciti avvenuti in questo ultimo mese – scrive l’associazione FederSpecializzandi - e le rassicurazioni ricevute, siamo costretti a constatare come il tema della formazione medica specialistica sia costantemente trattato come superficialità, tanto da portare a ritardi anche quest’anno: questo non è più tollerabile».

Procedure lente

«Gli elenchi sono stati pubblicati a inizio settimana – racconta uno dei referenti lombardi di FederSpecializzandi, Federico Ruoli – ma ogni volta comunicazioni e procedure sono lente e difficoltose, si perde tutta l’estate e si arriva all’ultimo. La macchina statale parte tardi e noi non sappiamo dove frequenteremo, magari anche in un’altra città».

«Le borse, il nostro stipendio, non viene ritoccato da trent’anni – dice Ruoli – nonostante l’inflazione e al netto delle tasse universitarie che dobbiamo pagare. Iniziare la specializzazione vuol dire in teoria lavorare 38 ore a settimana, ma in realtà sforiamo sempre, molti di noi arrivano a 50 ore settimanali. Non è solo una questione economica. A noi interessa di più l’attività formativa. Spesso veniamo messi a smaltire burocrazia oppure impiegati nei Pronto soccorso. Quasi mai in chirurgia possiamo operare».

«Ci sono stati dei ritardi burocratici, per la verità anche gli anni scorsi – commenta Gianluigi Spata, il presidente dell’Ordine dei medici – spesso si tratta di rinvii non motivati. Gli elenchi alla fine sono arrivati. Certo le nuove generazioni dei medici meritano attenzione, in particolare in un momento storico delicato come questo per la nostra categoria».

Le borse di specialità

Ecco il dettaglio delle borse per le specialità mediche assegnate all’Insubria nella finestra appena aperta: 5 anatomia patologica, 21 anestesia e rianimazione, 8 chirurgia generale, 4 chirurgia plastica, 2 chirurgia toracica, 4 chirurgia vascolare, 1 ematologia, 1 endocrinologia, 6 farmacologia, 6 geriatria, 14 ginecologia, 7 malattie dell’apparato cardiovascolare, 6 malattie dell’apparato respiratorio, 7 medicina del lavoro, 17 emergenza urgenza, 13 medicina interna, 2 medicina legale, 12 ortopedia, 7 otorinolaringoiatria, 4 patologia clinica, 3 psichiatria, 4 radiodiagnostica.

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