Stadio nuovo, richiesta del Como
«Acquisto o gestione per 99 anni»

Le condizioni della società per attuare il progetto dell’impianto - Ludi: «Non ci muoveremo finché non ci sarà unità d’intenti con la città»

«La vendita o la concessione per 99 anni». Sono le due condizioni imprescindibili alla base del progetto a lunga gittata del calcio Como sullo stadio cittadino.

A dirlo è stato il direttore generale della società Carlalberto Ludi , durante una cena organizzata dal Rotary Como alla sala Pasta del Sociale in cui ha raccontato la sua carriera, prima da sportivo e ora da dirigente.

«Il tema è cruciale per la proprietà – ha aggiunto Ludi – La volontà è forte, l’idea c’è e le potenzialità sono grandi. Proprio per questo, non bisogna in nessun modo avere fretta. Il lavoro dev’essere fatto insieme con le istituzioni e il tessuto sociale della città. Finché non ci saranno queste condizioni, terremo il nostro progetto chiuso nel cassetto».

Stimolato dalle domande ricevute nel corso della serata, il direttore generale ha sottolineato l’importanza d’intendere lo stadio non solo come un terreno di gioco, ma come un’opportunità per tutta la città, immaginando anche la nascita nella zona di strutture ricettive e spazi commerciali, considerando anche l’impatto logistico di una trasformazione simile, eventuali conseguenze incluse.

Ludi ha sottolineato la buona collaborazione avuta col Comune per lo svolgimento dei lavori necessari per consentire l’esordio in casa in serie B. Allo stesso modo, diversi partecipanti alla cena hanno messo l’accento sulle condizioni in cui versa oggi il Sinigaglia, descritte come «indegne» e «indecorose» per la città e per la proprietà.

«Potenzialmente è uno degli stadi più belli d’Italia - ha risposto Ludi – Il risultato è frutto della cattiva gestione degli ultimi anni, ma anche il Como ha fatto la sua parte, non avendo avuto probabilmente un progetto in grado di convincere l’amministrazione a investire. Non vogliamo forzare la mano: quando ci saranno le condizioni, ci siederemo attorno a un tavolo e svilupperemo insieme un progetto in linea».

Rispetto alla “fretta” iniziale, l’approccio sull’argomento ora è diverso. Il cambio è avvenuto in concomitanza con l’avvicendamento fra Michael Gandler e Dennis Wise nel ruolo di amministratore delegato: l’ex capitano del Chelsea è più focalizzato sull’aspetto calcistico.

«La vendita del bene o la concessione per 99 anni sono gli unici due strumenti in grado di rendere sostenibile il progetto che abbiamo in mente – ha precisato il direttore generale – ma mi metto nei panni delle amministrazioni e posso comprendere serva tempo per fidarsi. Siamo in attesa di un segnale: quando i tempi saranno maturi, ci siederemo attorno a un tavolo». Un approccio quindi inclusivo, rivolto non solo alle istituzioni ma pure a tutti i comaschi.

Presente alla cena anche l’assessore allo Sport Paolo Annoni , il quale ha però di fatto escluso la vendita del Sinigaglia. «Credo sia impossibile – dice – si tratta di un monumento nazionale. Sulla concessione penso si possa ragionare: un aspetto però notevole è che non si parla più di spostare lo stadio fuori Como. Sono peraltro convinto che se ci lasciassimo scappare una proprietà di livello così alto, sarebbe una sconfitta per tutta la città».

La questione comunque sarà in capo alla prossima amministrazione: «Al momento ci sono tre grossi cantieri da avviare per uscire dalla deroga – ha concluso l’assessore – In più bisogna intervenire sulla facciata dei distinti».

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